L'EREMO DI CURINGA (CZ), IL MONASTERO DI SANT'ELIA E IL GIGANTE BUONO.
di Maria Lombardo
Giungendo
in località Corda di Curinga si scopre un luogo ricco di fascino e di mistero. Qui, a circa 400
m. s.l.m, su una radura, circondata a nord da una fitta pineta e sugli altri
lati dalla valle che sinuosa scende fino a calarsi nel fiume Turrina, si erge
l’Eremo di Curinga, il Monastero di Sant’Elia “Vecchio”. Sono poche le fonti attendibili che permettono di
ricostruire fedelmente la storia di questo pezzo di storia della
Calabria. Tuttavia analizzando quelli che sono i
resti di questo magnifico Eremo di Sant’Elia in
Calabria, è stato possibile cercare di
ricostruire una cronologia di questo luogo. All’interno l’area del monastero è
rettangolare ed è costituito da 2 corpi di fabbrica esterni, uno a ovest e
l’altro a sud. Il primo corpo era costituito dalla chiesa, con un vano absidale
quadrato e una navata rettangolare. L’abside è senza dubbio la zona più
importante di tutto il monumento, essendo l’unico a essere quasi completamente
integro. Sul vano absidale era poggiato un tamburo circolare, sormontato da una
cupola realizzata in pietra. luce entrava passando da due finestre poste
a est e a ovest.Uso per la descrizione del monumento le parole del web per essere
precisa. Spostandovi sulla Navata, della quale rimane solo il perimetro, è
possibile notare tre aperture, rispettivamente a sud e due a est. Proprio dal
lato est vi è un collegamento, su due scalini, a una cappella interna con un
particolare stemma in pietra. La costruzione
del monastero sarebbe circa al IX secolo, quando i bizantini ebbero a
che fare con le invasioni degli arabi. Il Monastero fu
fondato, quindi dai monaci basiliani, ma nel XVII secolo, dopo essere
diventato l’Eremo di Sant’Elia, passò in mano ai monaci carmelitani
che proseguirono con lavori di modifica, senza portarli mai a termine. Nelle
vicinanze, a vegliare sulla sua buona sorte, il Gigante buono, un albero di
platano orientale, forse messo lì, in prossimità dell’eremo, proprio dal suo
stesso fondatore. Agli occhi del visitatore si presenta nel pieno del suo
fascino, come una struttura, probabilmente mai terminata rispetto al progetto
originario, con una cupola perfetta, fatta di tante pietre, come tutta la
struttura, che sapientemente posizionate, l’hanno conservata fino ad oggi.
Sotto le fronde rumorose dell’albero secolare la vita continua, tra misteri e
realtà, una realtà sorprendente è proprio lui, il Gigante Buono, che vive da
più di mille anni qui, fino a sviluppare un tronco di 16 metri di
circonferenza, e una cavità enorme in grado di ospitare diverse persone al suo
interno.l’Eremo di Sant’ Elia seppure in rovine attira i suoi visitatori
per la misteriosa leggenda nata dopo il ritrovamento di una tomba all’interno
della Cappella interna nel 1991. Gli studiosi, al momento del ritrovamento,
avevano creduto di essere in possesso dei resti di Fra Giovanni Giacomo
Tagliaferro, il fondatore del monastero. Una tesi risultata errata, dopo il
confronto con le analisi e studi. La cosa misteriosa e interessante riguardava
il fatto che la tomba al suo interno conservasse in realtà i resti di due
donne, sepolte insieme, dopo una morte molto probabilmente violenta. Infatti,
il cranio di uno dei due scheletri si presentava sfondato, mentre gli arti
inferiori della seconda donna erano stati segati. A oggi non è stato possibile
riuscire a dare una spiegazione reale a questo ritrovamento. Per arrivare all’Eremo di Sant’
Elia Vecchio a Curinga bisogna prendere l’uscita per Pizzo, al Bivio dell’Angitola,
prendete la direzione Lamezia Terme e Maida e seguire le indicazioni per Maida.
Continuate verso Maida e da li proseguite nella direzione di Curinga. Non molto
distante inizierete a notare le indicazioni stradali per L’Eremo di Sant’ Elia
di Curinga che vi condurranno direttamente a una stradina sterrata, in salita,
verso il Piazzale. La stradina battuta in salita, porta a un piccolo piazzale
dove potrete parcheggiare e godere di una magnifica vista verso il Golfo di
Lamezia e la zona di Pizzo. Da qui vi potete spostare a piedi andando alla
scoperta del magnifico Eremo di Sant’Elia Vecchio.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!