Sapevate che il “Gobbo del Quarticciolo” il partigiano più ricercato dai nazisti era di Gerace (RC).
di Maria Lombardo
Una figura leggendaria quella di Giuseppe Albano! Un protagonista della
resistenza Romana contro i tedeschi fu il partigiano più ricercato dai nazisti.
Andiamo per gradi dopo una caduta rimase malformato per questo fu soprannominato “il gobbo del Quarticciolo”
e per poterlo catturare i tedeschi fecero arrestare tutti i gobbi di Roma fino
a quel momento era il “il re degli
impuniti”. Lui sì, saprebbe cosa fare. Reciderebbe i nodi che affaticano l’Italia dei nostri giorni. Non si attarderebbe in sofismi. E poi s’approprierebbe di una banca. Astuto e molto
abile col coltello ed è per questo che è entrato in un crocevia decisivo della
storia italiana. Tra l’estate del ’43 e
giugno del ’44. Al punto da far
congetturare che l’ordine di eliminarlo
sia partito da Togliatti. La sua morte fu un grande mistero italiano lui che
proveniva dalla miserrima e affamata Calabria garzone di un barbiere, in un
bar, in un emporio. Già era un capo, con
la fionda e la mira micidiale; e lo
sguardo del lestofante. Però una cosa è certa sparato il 16 gennaio
1945 nell'androne di un palazzo di via Fornovo 12 nella Roma città aperta. Sei
proiettili. Uno alla testa. Si arruola con i partigiani ma sempre da bandito
prestando così la sua arguzia. A Roma i
contatti con il Gobbo li prese Aldo Natoli, dirigente comunista, in seguito tra i fondatori del Manifesto e
più in là Franco Napoli, socialista calabrese ed il Gobbo del Quarticciolo
divenne un mito della resistenza. Il 10 settembre del ’43, il Gobbo affronta un manipolo di tedeschi in
perlustrazione. Partigiano a suo modo:
mirava ad uccidere e infliggere castighi. Qualche mese dopo, ammazza tre tedeschi
e la reazione dei nazisti fu spietata.
Furono catturati tutti i gobbi di Roma, si salvò grazie all’aiuto dei partigiani.
Italia libera, l’organo del Partito d’Azione cosi lo descrisse: “E’ il più
leggendario, il popolo ne racconta le gesta fremendo…” Catturato venne portato
al carcere di via Tasso divenne barbiere dei tedeschi. Fu l’unico tra gli
arrestati dopo la strage delle Ardeatine (in cui morirono quattro calabresi) a
non essere fucilato. Di qui i sospetti di tradimento. Destinati ad aumentare quando, fuori dal
carcere, lavora con la Questura. Si avvicina all’area ambigua di coloro che
tentano di riciclarsi, saltando sul carro del vincitore e stringe un sodalizio
con “Er Guercio”, squadrista della prima ora, deciso a impedire che i comunisti
prendessero il potere. Divenne “il
nemico pubblico numero 1 di Roma” ( cosi scrisse dopo la sua morte il giornale
dell’Azione Cattolica), che indossava una tuta da aviatore americano col bavero
d’agnello, nulla poté contro forze
superiori che lo tolsero di mezzo appena capirono di non averne il controllo. Il
mistero, invece, l’ha tormentato
anche da morto. La sua salma è rimasta, è vero, al Verano.
Ma all’anagrafe mortuaria dei
cimiteri capitolini e nei database di quella salma non c’è traccia. Trafugata? Da chi? Non è che la sua
morte è stata una farsa e il
Gobbo è ancora vivo? Se cosi fosse, potrebbe essere lui il “Grande Vecchio” -
evocato mille volte - dell’Italia dei misteri, dei servizi segreti
deviati e delle trame.
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