L'Ascia Votiva da San Sosti è un'ascia particolare di bronzo rinvenuta a San Sosti (CS)


di Maria Lombardo 


Ha due estremità da un lato è ascia e dall'altro martello, rinvenuta nel 1846 a Casalini della Porta o Casolari della Porta della Serra, luogo in cui si trovano i resti dell’antica e misteriosa città di Artemisia, non lontano dal noto Santuario-Basilica della Madonna del Pettoruto, in territorio di San Sosti. Tra il 1857 e il 1860 fu acquistata ma non sappiamo come, dal collezionista e orafo romano Alessandro Castellani e nel 1884 fu venduta all’asta presso l’Hotel Drouot di Parigi, dove venne acquistata da Sir Charles Thomas Newton, archeologo e funzionario del Dipartimento delle Antichità del British Museum di Londra, dove è esposta tuttora. Nel 1852 l’ascia fu raffigurata in un disegno dal vibonese Vito Capialbi, letterato e studioso di archeologia, e su sua segnalazione pubblicata dall’archeologo napoletano Giulio Minervini che ne dette una descrizione sul “Bullettino Archeologico Napoletano”. All’altezza del foro di inserimento del manico mostra una elaborata decorazione con baccellature, perline e una sagoma stilizzata interpretata come una figura alata raffigurata in posizione frontale, probabilmente una sfinge. L’iscrizione è incisa sulla lama in sette righe con parole in dialetto greco acheo e caratteri dell’alfabeto dorico, uno dei più antichi esempi conosciuti, che la fa risalire al VI secolo a.C.. La scure non fu di guerra, ma un sacro donario, un voto che gli Artemisiesi offrirono nel tempio alla dea Hera, e questa sua natura si evince dall’inidoneità della lama al taglio. L’iscrizione sulla scure lascia parlare lo stesso oggetto, evocando dopo millenni la suggestiva atmosfera del tempio che dovette accoglierlo: “Sono sacra proprietà di Hera nella pianura: Kyniskos il macellaio mi ha dedicato, come decima dei suoi lavori”. Hera della pianura è quella Hera Lacinia venerata nella Kroton magnogreca; ignoto il Kyniskos donante, sul cui ‘mestiere’ ci sono discrepanze di significato. La Calabria invoca da tempo la restituzione dello splendido reperto magno-greco ritenendone illegittime la vendita e l’esportazione ma ogni proposta è stata rispedita al mittente.

 

 

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