Nella notte del capodanno 1977 veniva ucciso ad Africo, Turi Barbagallo, era tra i pochi ad opporsi alla 'ndrangheta della Locride
di Maria Lombardo
Turi Barbagallo con molti altri giovani di Africo, si
opponevano al potere della ‘ndrangheta, stretti tra la criminalità, le
istituzioni compiacenti e la passività del PCI. La situazione era tesa durante
gli anni ‘70: Rocco, Turi e gli altri giravano armati per contrastare le
‘ndrine. Si ritrovavano in Piazza de Gasperi, detta “Piazza Rossa” vista la
presenza dei giovani militanti. Era lì che spesso avveniva il braccio di ferro
con i picciotti, in particolar modo nella notte di Capodanno, dove spesso e
volentieri Turi, Rocco e gli altri dimostravano di possedere anche più potere
di fuoco delle ‘ndrine grazie alla rete di conoscenze e legami con
organizzazioni di altri paesi che avevano facile accesso ad armi da fuoco. Quei
colpi sparati per aria ribadivano che ad Africo c’era chi avrebbe risposto colpo
su colpo al potere ‘ndranghetista. La notte del 31 dicembre 1976, però, si era
deciso di evitare lo scontro. Nella locride erano stati schierati dallo Stato
dei reparti speciali con l’obiettivo di dare un duro colpo alla pratica dei
sequestri: girava voce che quella sera sarebbero stati ad Africo e quindi era
imprudente farsi trovare armati in giro per il paese. Ma la rete di conoscenze
della ‘ndrangheta era più fitta, grazie anche al ruolo di primo piano di Don
Stilo, un prete vicinissimo alle cosche e ben visto dalle istituzioni. Non vi
sarebbero stati poliziotti ad Africo, quella notte: i “picciotti” ne
approfittarono quindi per occupare la Piazza Rossa, minacciare i presenti e
sparare sui muri delle case dei propri avversari. La reazione di Rocco e gli
altri non si fece attendere e questa volta molti proiettili vennero sparati ad
altezza d’uomo. Non vi furono feriti e ancora una volta i criminali vennero
messi in fuga. Ma alcuni cercarono vendetta per l’onta subita e si appostarono
nei pressi della casa dove erano riuniti gli avversari. Quando Turi aprì la
porta per controllare la situazione, venne investito da una raffica di
proiettili e morì sul colpo. Nessuno venne mai indagato per la sua morte e,
ancora peggio, difficilmente si sente parlare di Salvatore Barbagallo come
vittima della ‘ndrangheta. La sua colpa è stata morire con un’arma in mano,
mentre si difendeva in prima persona nell’assenza totale dello Stato e delle
istituzioni. Ed è per dare voce a Turi e a chi, come lui, non ha trovato il giusto
spazio nel racconto storico che continuo a raccontare quanto la n’drangheta sia
oggi come a quel tempo una montagna di sterco.
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