Il Michelangelo di Satriano (CZ).
di Maria Lombardo
Michelangelo Drosi di Satriano(1876-1969), rappresentò l’ultima generazione
dei Drosi scultori, dopo il nonno Nicola e il padre Pietro. Operò in Calabria
a cavallo del 1900.Anche lui veniva detto “il santaro” per aver
realizzato statue di santi, sparsi nelle chiese di tutti il circondario, della
Calabria e della lontane Americhe. Scolpiva statue che non apparivano mai in
atteggiamenti di gloria e con ricchi panneggi, ma con modestia e semplicità,
rivestite della dignità del loro contegno fisico e della loro ricchezza spirituale
e perciò risultavano quasi persone “vere” e non personaggi ideali, poiché
l’arte quasi autodidattica, appresa in famiglia e arricchita dal suo estro
personale, era ben lontana da qualsiasi scuola d’arte scultorea. Non ostante
ciò, assorbì sicuramente la cultura della vicina Serra San Bruno legata a
quella di Napoli. La materia prima se la procurava nei boschi delle serre anche
perché le precarie le condizioni della viabilità di allora lo costringevano ad
utilizzare legni come quelli di ciliegio, noce, faggio, pioppo, abete,
castagno, tiglio, più facilmente reperibili e trasportabili sul posto di
lavoro. Egli realizzava, infatti, sculture stuccate e colorate con o senza
rifiniture in oro. Esse stupivano alquanto per la finezza del modellato, la
perizia tecnica dei particolari e la levigatezza delle rifiniture. Michelangelo
ha lasciato tracce delle sue opere in moltissime chiese della Calabria, in
qualche caso negli Stati Uniti, e anche in molte case private con statuine,
crocifissi e personaggi vari della tradizione soprattutto religiosa. Le statue
risultano quasi tutte datate e firmate, anche se, in molti casi, dopo i normali
restauri, risultano anonime. La firma potrebbe sembrare strana in opere
generalmente considerate di artigianato locale. Con ogni probabilità, il Drosi
come i suoi avi, firmava le opere lignee per affermare il suo talento di "
vero scultore" e non di semplice intagliatore, sottolineando in tal modo
come la l’umiltà del materiale usato non potesse in alcun modo svilire l'ottima
qualità della sua arte. Le loro opere, singole o composite, si presentano, come
detto, tutte umanizzate, vive nella plasticità, quasi mobili nella loro
staticità, nell’equilibrata armonia dei colori impressi alle varie parti del
corpo, alle pieghe del panneggio, all'espressione del volto ora serena e severa
nel contempo, agli occhi dolci, alle chiome luminose .Il Drosi, nella
realizzazione delle sculture, volge lo sguardo verso terra per trarre
ispirazione dalla realtà umana, le forme essenziali ma ben curate fanno si che
il legno acquisti corpo e si accenda di tenera delicatezza, evidenziata nei
particolari che evidenziano la paziente la caparbietà e l'orgoglio della
capacità artistica di Drosi che possiamo ben definire il Michelangelo di
Satriano. Quindi, nessuna meraviglia se era molto conosciuto e ricercato
proprio per la sua versatilità e, se avesse avuto la fortuna di poter
frequentare una scuola d'arte o altri ambienti culturali in grandi città come
Roma o Firenze, sicuramente avrebbe avuto ben altre soddisfazioni e se le
sarebbe ampiamente meritate.
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