Santa Domenica, una storia da conoscere: la martire di Tropea.


 di Maria Lombardo

Il 6 luglio è la festa di Santa Domenica vergine e martire, venerata a Tropea e dintorni.

– Ma la vera luce viene dalla vita di questa piccola grande Santa, che ha saputo difendere la sua dignità di donna e la sua identità di cristiana affrontando le pene del martirio.Il contenuto è preso da un pannello dedicato alla Santa, preparato dalla parrocchia di Santa Domenica di Ricadi (VV) qualche anno fa, che racconta la sua storia. Una storia bella raccontata in 12 momenti, che è diventa un invito a tutti i devoti e fedeli a riflettere sulla propria identità di cristiani. Sul finire del terzo secolo, nell’anno 287 d.C., a Tropea nacque una bellissima bambina. I genitori Doroteo e Arsenia (due coniugi uniti da un intenso e vivo amore per la fede cristiana), decisero di chiamarla Domenica concependola come un autentico ed eccezionale dono del Signore.Sotto la guida e le attenzioni dei suoi genitori, Domenica si avvicinò precocemente alla fede cristiana. A Dio dedicò la sua innocente bellezza e senza alcuna esitazione, a esso consacrò la sua eterna verginità. Seguendo fedelmente le orme dei propri genitori, Domenica iniziò a diffondere per quanto fosse possibile a quei tempi, il Vangelo di Gesù Cristo. Divenne umile e generosa con tutti praticando azioni di amore e carità. Mentre la persecuzione cristiana cominciava ad abbattersi contro chi era devoto a Dio, la casa di Domenica, Doroteo e Arsenia si era trasformata in un tempio, dove con essi abitava costantemente anche il Signore. La violenta e discriminante persecuzione contro i cristiani si trasformò rapidamente in un’insensata carneficina. L’imperatore Diocleziano voleva essere ricordato e glorificato come il principale artefice della distruzione del cristianesimo. Ogni luogo sacro che era stato edificato dai cristiani, venne profanato e raso al suolo. Il malvagio Diocleziano si assicurò che fossero bruciati tutti gli atti dei Santi Martiri.In questo clima di profonda ingiustizia, Domenica e i suoi genitori furono denunciati a Diocleziano come cristiani e come nemici degli idoli dell’impero. Diocleziano ordinò che fossero condotti da Tropea fino a Nola dove egli in quel momento soggiornava. Arrestati dalle guardie del feroce Diocleziano, Doroteo e Arsenia patirono tanto dolore nel vedere la loro giovane figlia sotto il peso delle catene.Il viaggio fino a Nola durò diverse giornate. Senza allontanarsi dalla loro inesauribile fede verso il Signore, Domenica, Doroteo e Arsenia, trovarono la forza di affrontare quel lunghissimo ed estenuante viaggio. Appena giunti presso la città di Nola, i soldati dell’imperatore Diocleziano, rinchiusero Domenica e i suoi genitori in una buia prigione. In attesa di essere presentati al feroce Diocleziano, Domenica si preparava ad affrontare le strazianti e ingiuste vessazioni che lei e i suoi genitori avrebbero dovuto subire.Doroteo e Arsenia temevano che la fame e la fatica prendessero il sopravvento su Domenica. Vedendoli sempre più stremati dal dolore, Domenica a sua volta, soffriva per loro. Sia Doroteo sia Arsenia, confortarono la loro amata e cara Domenica dicendogli: “Sii forte, o figlia, nell’aspra prova e conserva immacolata la tua verginità, non temere i tormenti poiché avrai, il beato ed eterno riposo”.Essa li rassicurò dicendogli che nessun tipo di atrocità o di tentazione l’avrebbe indotta a rinnegare il proprio amore per Dio. Risparmiati temporaneamente dalla prigionia, Domenica e i suoi genitori furono presentati dinanzi all’imperatore Diocleziano. L’attenzione di tutti i presenti fu catturata fin da subito dal viso giovane e aggraziato di Domenica. In maniera lusinghiera e con un infido sorriso sulle labbra, l’imperatore li accolse cercando di indurli a disconoscere la propria fede cristiana. Rivolgendosi a Domenica dice: “Senti figliuola, come mai tu, di nobili natali, di tanto ingegno e così avvenente, ti sei lasciata indurre a farti cristiana, seguace di un galileo fatto morire sopra una disonorata croce?”.Con grande coraggio e tanta fede, Domenica rispose a Diocleziano pronunciando queste parole: “Non accadrà mai che tu mi persuada a rinnegare la fede del mio Dio Gesù Cristo; non avverrà giammai che io abbandoni il mio amante Signore che è il solo vero Dio. La tua adozione non mi occorre perché ho per padre il mio Dio che mi aspetta con questi miei cari genitori al premio eterno, riservato ai suoi fedeli”. Le parole di Domenica avevano reso Diocleziano inquieto e furioso. Quest’ultimo decise di punire Domenica e i suoi genitori sottoponendoli a un altro dei suoi malvagi e feroci supplizi. Prorompente di rabbia, ordinò che quei tre umili cristiani fossero immediatamente trascinati per le vie della città sotto i colpi violenti delle fruste. Investiti da una dilaniante tempesta di frustate, Domenica e la sua famiglia benedicevano il Signore provando tanta felicità nell’essere stati eletti come testimoni della sua immensa santità e del suo amore. Di fronte alla loro fermezza nel professare la fede del Signore, Diocleziano punì la giovane Domenica allontanandola dai suoi genitori. Doroteo e Arsenia, furono liberati e spediti in esilio nella regione dell’Eufrate. Domenica, invece, fu affidata a Massimiano; un amico di Diocleziano.Sostituendo Diocleziano, Massimiano fu incaricato di persuadere la giovane fanciulla per costringerla a rinnegare il suo amato Sposo celeste. Domenica dovette abbandonare la Campania per trasferirsi nella città di Roma.Fin da subito, Massimiano cercò di sedurla servendosi del suo prestigio ma essa non tradì in alcun modo la sua sincera devozione per Gesù. I cortigiani gli consigliavano di assecondare le false premure dell’imperatore senza opporsi ai suoi ordini. La dolce e innocente Domenica rimase però del tutto indifferente a quei poco benevoli consigli. Determinata nel continuare a diffondere la parola del Signore, non cedette ad alcuna tentazione. Servendosi della sua autorità imperiale, Massimiano si accanì contro la povera Domenica. Ordinò che fosse rinchiusa in un’isolata cella a morir di fame con un crudele e ignobile intento. Quello di gettarla nella più fitta solitudine. Domenica però non era sola. Accanto a lei era sempre costante e viva la presenza del suo Gesù. Donandosi al Signore con tutta la sua fede, Domenica fu esposta a ogni tipo di vessazione. I custodi del carcere dovettero comunicare a Massimiano che gli orrori del carcere non erano serviti a sottomettere Domenica ai suoi ordini. Piuttosto, avevano reso ancora più incrollabile e stabile la sua adorazione per il Signore.Non dandosi in alcun modo per vinto, il vile Massimiano si rivolse a un’infame donna incaricandola di persuadere l’audace e giovane Domenica. Liberata dalla prigione e vestita con abiti di notevole eleganza, Domenica fu affidata alle tentazioni di quella pericolosa donna che la espose a costanti minacce e ipocrite promesse. Per ben dieci giorni Domenica dovette patire questo malefico tormento, glorificandosi del suo autentico amore per Dio.I vari tentativi che erano stati adottati per oltraggiare la purezza del suo sacrificio, si dimostrarono del tutto vani. Uscendo vittoriosa da questo perfido supplizio, la ragazza fu riconsegnata a Massimiano che, ardente di rabbia, la trovò ancor più ferma nella fede. Massimiano istituì un nuovo processo contro Domenica. Armata della sua indissolubile fede, essa si donava imperterrita al Signore.Minacciandola, il feroce imperatore le disse: “Domenica, sacrifica agli dei”.Domenica gli rispose: “Non m’inganni Massimiano; aiutandomi Dio, tu mai avrai dominio su di me”.Furibondo di aver udito quelle parole, Massimiano ordinò che fosse gettata a terra e calpestata barbaramente dai suoi uomini. Le sofferenze di quella feroce punizione furono attutite dalla divina mano del Signore. Grazie al suo provvidenziale intervento, Domenica si rialzò completamente illesa da quell’inumano supplizio. Ignorando la propria dignità imperiale, Massimiano volle che sulla povera e tenace vergine cristiana si abbattesse un altro efferato tormento. A tal proposito, dispose che fosse denudata davanti a tutti e sottoposta a dura flagellazione. L’immacolato corpo di Domenica fu umiliato dagli indegni colpi dei bastoni e delle verghe. Ma lei non era sola. A difenderla da quell’immane tortura c’era il suo amato e divino Sposo Celeste. Improvvisamente, il cuore e il viso di Domenica si riempirono di una gloriosa allegria. Di fronte a tale prodigio, molti uomini e donne iniziarono spontaneamente a convertirsi alla religione cristiana. Furono così tanti che il feroce Massimiano dovette subito allontanare l’innocente Domenica dagli occhi incantati della gente.Intenzionato nel garantire l’egemonia degli idoli pagani, Massimiano la fece rinchiudere nuovamente in carcere. Sconfitto dalla determinata e costante fede di Domenica, Massimiano decise di rimandarla a Nola in Campania. La coraggiosa e tenera Domenica fu affidata al giudizio del Proconsole Ilariano; un altro malvagio dittatore che l’avrebbe sottoposta ad altri feroci tormenti. Egli ordinò che Domenica fosse appesa per i capelli su una catasta di legno infuocata. Gli effetti di quel supplizio si abbatterono con estrema ferocia sul corpo di Domenica, ma l’intervento misericordioso del Signore la guarì da ogni piaga. La tenace Domenica fu condotta al tempio di Giove per essere sottoposta all’interrogatorio di quel tiranno. Varcando l’entrata del tempio, Domenica fece il segno della Croce. All’improvviso un violento terremoto distrusse tutti i simulacri degli idoli pagani e un vento impetuoso spazzò via ogni granello di polvere. Il furibondo Ilariano si diresse verso Domenica, ma un potentissimo fulmine, lo uccise incenerendolo.Il suo successore non fu per nulla clemente nei confronti dell’umile ed eroica Domenica. Bensì non disdegnò dal condannarla al rogo. Gettata in un’ardente fornace, Domenica ne uscì erettamente illesa. Dopo la crudele condanna al rogo, Domenica fu sottoposta a un altro barbaro supplizio. Il sostituto di Ilariano dispose che fosse condannata al supplizio “ad leones”.Fu proprio in quell’occasione, che Domenica portò a compimento uno dei suoi più straordinari prodigi. Condotta dentro l’anfiteatro fu lasciata sola attorno alle belve feroci che, anziché aggredirla, divennero mansuete davanti a lei. Sia i lupi sia i leoni dispersero la loro naturale aggressività. Sotto gli occhi sbalorditi dei presenti, ognuna di quelle belve s’inginocchiò ai piedi della giovane martire. Dopo aver assistito alla manifestazione di quell’incredibile prodigio, numerosi furono i pagani che si convertirono a Dio. Il crudele e feroce governatore si accanì su Domenica condannandola a un ultimo tremendo supplizio. Egli dispose che fosse condannata alla decapitazione. Il sei luglio dell’anno 303, quella giovane martire si preparava a raggiungere in cielo il suo Sposo celeste. Prima di porgere il capo alla spada del suo boia, chiese un po’ di tempo. Ottenutolo, con le mani rivolte al cielo,disse: “Mio Dio, vivo e vero, che siete fonte della vera vita, è solo grazie alla vostra misericordia che ho potuto vivere senza macchia fra tanti pericoli. Salvate tutti i pastori e i sacerdoti della Chiesa, concedendo pace a questo popolo. Ecco, ora vengo a voi; ricevete il mio spirito e datemi la forza di affrontare quest’ultima prova. Perdonate agli autori dei miei supplizi e della mia morte”. Nel momento esatto in cui Domenica diveniva martire, ebbe luogo un divino ed eccezionale evento. Dal cielo sopraggiunse una moltitudine di splendidi angeli. Prendendo sembianze umane, ognuno di quegli angeli si riunì attorno all’eroica martire. Mentre il gioioso spirito di Domenica saliva in cielo, gli angeli trasportarono miracolosamente il suo corpo sino alla città di Tropea. Alla vista di tale prodigio, settecento soldati e tremila cittadini rinnegarono totalmente il culto pagano per offrire tutta la loro devozione all’invitta Martire Domenica.


Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

La festa di Sant'Andrea a Parghelia (VV) tra tradizione e folklore.