La pesca delle costardelle dall’alba al tramonto
di Maria Lombardo
La tradizionale e tipica pesca
delle costardelle nello Stretto, ha assunto nei secoli le caratteristiche di un
vero e proprio rituale che come narrano i nonni calabresi iniziava alle
prime luci dell’alba e proseguiva fino al tramonto. Lo strumento tipico per la
cattura delle costardelle, conosciuto con il nome di raustina, è composto da
un particolare tipo di rete a strascico che veniva ‘calata’ da un grande
barcone. Questa tipologia di rete era a maglie fitte presentava dimensioni che
oggi non sono più permesse e proprio per questo motivo le costardelle che oggi
troviamo al banco hanno dimensioni più grandi rispetto a quelle
dell’ultimo decennio.Nell’antica tradizione calabrese, la pesca delle costardelle
avveniva secondo un determinante iter: era necessario individuare la ‘testa del
branco’, e fare in modo che la rotta dei pesci venisse chiusa all’interno della
rete. Per facilitare l’operazione i pescatori lanciavano solitamente dei
piccoli sassi verso l’apertura del cerchio di rete. Il ‘barcone’ e il ‘barchittu,
due imbarcazioni, sorreggevano le estremità della rete. Durante la sessione di
pesca, i pescatori dalla poppa dell’imbarcazione più grande rimestavano
l’acqua con il ‘camaciu‘
e una lunga fiocina: questa operazione serviva a far confluire
tutto il pescato all’interno della rete. Completa l’operazione, si spegneva il
motore del barcone e si issava la raustina.Le costardelle venivano raccolte col ‘coppu’ in un’apposita
vasca di plastica. La raustina veniva immersa nuovamente in acqua per un’altra
e i pescatori proseguivano fino a tramonto.
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