Il martedì grasso nella Vallata di Sant’Agata: San Salvatore (RC).



di Maria Lombardo



Non c’è zona del Reggino come a San Salvatore che tiene a questa chiusura del Carnevale come in questa comunità di San Salvatore. La mia scelta è caduta sul rito di San Salvatore poiché si svolge tutto in questo giorno. Nelle prossime stagioni prometto di raccontarvi tutti i riti di ogni borgo della Regione. In questo centro questo  rito si rinnova da secoli sempre nello stesso modo! Ed è senza dubbio un rito rimasto agro-pastorale :  “ I rituali dell’incoronazione, del processo, del testamento, della morte, del bruciamento di Carnevale – che variavano di zona in zona, da paese a paese – riconducono ad antichi riti agropastorali di inizio anno, di rinascita della natura, di passaggio da una stagione all’altra, in cui centrale era il rapporto con i morti e con le divinità sotterranee. Ancora oggi in  molti paesi e contrade della regione rimane la processione di nannuzzu carnulivaru, l’antico rito funebre”. I “mascarati” affollano le strade di questo borgo indossando vecchi abiti dimessi e macabri, che sfilano in un corteo al suono di zampogne e tamburello, guidati dal capo maschera “u puddicinedda”, anch’esso travestito ma col viso scoperto. Il corteo si sofferma ad ogni piazza del paese per danzare, guidati dall’occhio vigile di un altro importante protagonista che è u mastru i ballu, che insieme “u puddicinedda” invita i mascarati a farsi “nu giru a fora u primu”. L’ospite d’onore è il Re Carnevale che qui è un pupazzo  di paglia che viene tenuto in trono e fatto girare per il paese. Il fantoccio che personifica tutto quello che è vecchio e che rappresenta il male che è successo nell’anno trascorso, viene bruciato sulla pubblica piazza a tarda sera.Quando si giunge nella piazza del paese mostrano il viso tutti coloro che erano “mascarati”, e raggruppandosi  in cerchio assistono al rogo del pupazzo che personifica il Re Carnevale, continuando a danzare per il resto della serata al suono di tarantella. Non perdete questa bellissima e bucolica tradizione sarebbe davvero peccato.

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