Ombre sul Vescovo Francesco Franco della diocesi di Nicotera (VV).



di Maria Lombardo


Sull' illuminatissimo Vescovo Francesco Franco qualche esperto fa scendere delle ombre oscure. Addentrandosi in esse  si scopre che egli era discendente  della nobile famiglia dei Duchi di Precacuore e di S. Agata,  e resse la diocesi di Nicotera dal 1745 al 1777, anno della morte,che avvenne il 20 aprile. Era un personaggio molto spavaldo e tracotante, amava circondarsi di concittadini di indole simile alla sua; partecipava attivamente alla vita politica della città ingerendosi addirittura nella nomina di sindaci di suo gradimento; conduceva una vita dedita più all'arricchimento materiale che al profitto spirituale; abusava della propria autorità per sfruttare l'ignoranza e l'ingenuità dei poveri sudditi, istigandoli a presentare "querela criminale" contro personaggi di spicco della zona per poi sopprimerli,  o farli zittire affinchè non manifestassero l'istigazione subita ed altre indebite procedure. La sua condotta induceva i cittadini di diversa estrazione sociale a produrre ricorsi alla Regia Udienza Provinciale contro di lui. Ma l'iter burocratico, però, non raggiungeva quasi mai l'obiettivo prefissato, in quanto i ricorrenti ritrattavano le loro argomentazioni, allettati con denaro o persuasi con altri mezzi coercitivi. Tra questi si poneva in  evidenza il ricorso che più di ogni altro suscitò scalpore e per l'importanza   dei ricorrenti e per le alte Dignità davanti ai quali fu presentato. Da un  rogito del notaio Domenico Brancia datato 5 gennaio 1758, si evince,infatti, che i parroci della diocesi di Nicotera  per porre fine al malcontento che si andava fermentando nei cittadini,e per ripristinare la pace, si presentarono al cospetto del Papa e del Re, denunciando il loro vescovo per la sua pessima fama,e per essere aperto disturbatore della quiete, e pace comune. Per di più per il perseverare nel premiare i rei e castigare i buoni cittadini, non chè per vedovare le Chiese del necessario servizio di Dio, etc...etc...etc. Nell'esposto verbale poi, i parroci evidenziarono come da sempre furono da più particolari presentate varie suppliche sia alla S. Sede, sia al  Real Trono, senza che fosse mai stata attuata alcuna forma di giustizia essendosi, il vescovo, giustificato con attestazioni ottenuti per vim o per denaro. Anche i parroci diocesani, sebbene armati di molto coraggio, spirito d'iniziativa al punto di rompere il velo omertoso accusando il vescovo di comportamenti indegni,, non ottennero l'effetto sperato, tutt'altro. Infatti, l'8 luglio dello stesso anno perveniva al Preside della Regia Udienza di Catanzaro un real Dispaccio nel quale, una volta tradotto dall'idioma spagnolo, si ordinava ai religiosi ed anche al canonico Grillo,poichè anche egli, precedentemente e separatamente, aveva inoltrato a Roma ricorso contro il suo vescovo, di presentare umilmente perdono a monsignor Francesco Franco, di ritrattare ed annullare, per atto pubblico, le attestazioni ingiuriose precedentemente rese nei suoi confronti. Gli ordini s'estendevano anche  allo stesso Prelato, obbligandolo ad accogliere i ricorrenti con amore paterno. Cosa che evidentemente fece visto che rimase vescovo fino alla morte.




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