"Il remoto vulcano di Sambiase" nel lametino
di Maria Lombardo
Leggendo "Storicittà,rivista
d'altri tempi" per gentile concessione degli Eredi. Revisione di
Storicitta, p.10-11,nov-dic '94 anno III n°32-33 trovo un pezzo molto interessante di Antonio De
Sarro. Pezzo alquanto particolare che “ipotizza” un remoto vulcano a Sambiase
nel Lametino. L’autore scomparso inizia a dare dati storici fondamentali:"La Brezia era una regione della Calabria che
gli storici hanno localizzato nella sua parte centro - meridionale. La capitale
era Bretto che, secondo Stefano di
Bizantino, era stata fondata da Bretto, figlio di Ercole e di Balesia(1). La città si trovava nei pressi di una località
denominata Ercole (l'attuale monte Sant'Elia?) e di un'altra conosciuta con il
nome di Balesia (l'attuale Sambiase?)”. E’ certo che il lavoro dei geologi ha
evidenziato in tempi remoti l’esistenza di un vulcano che anche la
toponomastica ricorda. Inoltre anche nei reperti archeologici riaffiorano
elementi lavici e tufacei. I segni della presenza di un cratere vulcanico
furono dati anche durante il terremoto del 1638 proprio il 27 Marzo, la città di Sant'Eufemia si inabissò in un
lago di fango puzzolente, come pure la nota Abbazia Benedettina la quale fu
prima proiettata verso l'alto e, poi, ricadendo, venne inghiottita per buona
parte dal terreno e quindi ricoperta da un mare di melma. I ruderi che ancora
sono visibili appartengono al secondo piano della costruzione. Sempre durante
quel sisma il mare ribolliva era una
immensa caldaia bollente. In alcuni punti il terreno si spaccò e fuoriusciva
fuoco.Questi fatti vennero riferiti da Angelo Fasano alla Reale Accademia
di Scienze e Belle Lettere di Napoli, della quale era socio, nel corso di
una tornata della stessa.In conseguenza non può non essere escluso a priori che
Sambiase e gli insediamenti esistenti nell'area del golfo lametino si trovino
quasi sul cratere di un vulcano dell'era quaternaria. Ma fino a quanto? Ancora,
se dobbiamo credere alle affermazioni di alcuni studiosi, pare che due grandi
faglie (ampie caverne sotterranee) esistano nello spazio che intercorre tra
Nicastro e Sambiase. In questa area in passato si sono verificati alcuni ampi
sprofondamenti del terreno, del che è ancora visibile qualche voragine. Basta
ricordare che sul Monte Sant’Elia che fa da corollario alle Terme di Caronte ci
sono delle grotte molro profonde che potrebbero esser state delle bocche laterali del vulcano
di un tempo. E’ capitato in età moderna che scavando dei pozzi, si son dovuti
sospendere i lavori perché, anzicché acqua, dal sottosuolo è fuoriuscito un
liquido gassoso e bollente che ha distrutto ogni cosa all'intorno e ha fuso
anche i metalli. Per quanto riguarda la toponomastica il Di Sarro dice:”Ci piace ora riportare quanto sostiene Giacinto Montesanti,nostro
concittadino, nel volume Nicastro e la Calabria in generale a proposito del
significato che si attribuisce ai nomi che ancora oggi hanno alcuni luoghi che
contornano il Golfo di Sant'Eufemia, nomi che praticamente descrivono, in
sintesi, il loro stato geologico: Mitoio, caligine, oscurità; Sant'
Elia, luminoso, splendido; San Sidero, ejaculazione di
fuoco; Caronte, ardore; Santi Quaranta, luogo
bruciato; Crozzano, fornace di fuoco; Zupello, caligine
sorda, lorda; Lanzaro, fiamma di fuoco; Cantagallo, frattura
ardente; Cafaldo, fango nell'oscurità; Colazzo, vomitatore
di fiamme; Capocondurro, cavità, luogo del rogo; Piscirò, ruscello
dalla bocca di fuoco; Barra, incendio; Angillito, cerchio
di fiamme; Candiano, luogo di fumo. Sono nomi, come si vede,
che indicano tutti manifestazioni di origine vulcanica. Il vulcano di Sambiase
è inattivo da diverse centinaia di anni, però non si può dire che esso sia
completamente spento perché nel sottosuolo è ancora abbastanza vivo. È strano
che in proposito non siano stati condotti approfonditi studi, né si sia cercato
di utilizzare la fonte di energia geotermica che nascondono le viscere della
terra”.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!