La Settimana Santa di Natuzza Evolo, la mistica calabrese


 di Maria Lombardo

Il fenomeno più studiato e più raccontato è senza alcun dubbio quello legato alla settimana santa, il periodo in cui per tanti anni ha rivissuto sul proprio corpo la passione del Signore, dalla crocifissione alla salita al calvario.

Nei giorni che precedevano la Pasqua, Fortunata cadeva, infatti, a più riprese in uno stato di estasi e le stimmate si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori. Solo nell’ultimo anno di vita sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti.Per anni medici, scienziati e uomini di chiesa hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il venerdì santo, accanto alla mistica per tentare di alleviare le sue sofferenze, ma anche per tentare di comprendere il mistero di una vita straordinaria vissuta sotto il segno dell’umiltà, della carità e della fede.Nessuno da questa parti ha mai dimenticato il clima composto di attesa che si respirava intorno alla casa di Natuzza. In diversi occasioni, dopo questo periodo di sofferenza,Fortunata ha avuto modo di raccontare ai suoi padri spirituali e ai suoi familiari i contenuti dei “colloqui” avuti con Gesù e la Madonna. In una di queste apparizioni, il tre marzo dell’anno 1996, alle ore 9,30 – cosi come risulta dai testi pubblicati dalla rivista “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, organo ufficiale della Fondazione – “mi apparve – ha fatto trascrivere Natuzza – Gesù vestito di bianco e in un grande luce, e mi ha detto: “Figlia, è stato un brutto anno per te, il più brutto di tutta la tua vita, perché ti ho messo nel frullatore e il tuo corpo è triturato per amore degli altri. Tu lo stai sopportando per amore mio e per la conversione dei peccatori. Nel mondo non c’è pace, perché si è scatenato lucifero. Porta veleni e guerre perchè un terzo della popolazione è con me, gli altri sono preda del demonio e godono del male degli altri. Non solo fanno ma anche ne godono. Il perdono, loro, non lo capiscono e non lo vogliono capire e non lo chiedono. Capiscono solo il male. Se non si pentono, per loro non ci sarà perdono né pietà. Tu sei assetata di sofferenza per aiutare me a portare la croce e per amore degli altri, ma quest’anno sei costretta a dire “Signore non ne posso più”,perché la tua vita è legata ad un filo. Chiedi per te un po’ di riposo e di pace nel cuore. Tu hai solo la mia pace e niente più. Tutto ti fa soffrire per l’ingratitudine dell’uomo. Tu mi ami e io più di te. Ricordati che tutta la tua vita è stata una sofferenza. Sei salita al calvario, che cosa vuoi di più?”.


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