Sabato Santo a Caulonia (RC): Il Caracòlo


 di Maria Lombardo 

Il Sabato Santo veniva detto della “Gloria”, in quanto verso mezzogiorno suonavano le campane, ormai sciolte nello scampanio della “Gloria”; alle parole :”Gloria in excelsis Deo”, pronunziate dal sacerdote durante la Santa Messa, un sistema di funicelle faceva cadere un lenzuolino che copriva la statua del Cristo Risorto e tutti i fedeli gioivano, battendo le mani (era calata la Gloria). Il suono delle campane si diffondeva nell’aria, facendo ricordare a tutti la resurrezione del Signore.Era la gioia dei bambini che aspettavano, con ansia, quel momento per mangiare il proprio dolce pasquale.La sera i giovani accendevano in piazza grandi falò e si sedevano attorno rifacendosi al modo in cui gli Apostoli si erano appartati lontano dalla Croce, per paura di essere aggrediti dai Giudei. Liturgicamente, oggi, il Sabato Santo è giorno destinato al silenzio ed alla riflessione. In questo giorno la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua Passione e Morte, astenendosi dal celebrare la Messa. Ogni fedele è chiamato alla contemplazione, nutrendo il cuore di quegli affetti suggeriti dalla Liturgia delle Ore. ACaulonia, pittoresco paese dell’alto jonio reggino, ogni Sabato Santo si riparla del Caracòlo. L’usanza è stata tramandata col nome Karacol sin dal lontano periodo dell’occupazione spagnola, Karacol in spagnolo vuol dire chiocciola e deriva dalla parola araba Karkara che vuol dire girare, zig-zagare, fare ghirigoro. Un rito, quasi simile, viene svolto nella Settimana Santa in Spagna e precisamente a Siviglia dove i “pasos” (portatori di statue) rievocano, attraverso un fittissimo intreccio di itinerari, la Passione. Secondo l’arciprete Davide Prota, autore di preziose ricerche su Caulonia, lo scrittore Charheg nel suo libro “Attraverso la palma”, nell’accennare ad una strada a zig-zag così scrive : “Cominciamo il valico del Karacol : è l’ultima salita. Essa è lunga, ripida, interminabile ; e il suo nome di chiocciola gli viene dai numerosi ghirigori che bisogna fare per i suoi fianchi per giungere alla cima”.Nel primo pomeriggio tre colpi di mortaretto sparati dal sagrato della chiesa del Rosario, dava il via agli “incanti”oggi non si svolge più (asta a cui partecipano, con denaro, coloro che per voto  desiderano portare, nella processione del Karacol, statue ed arredi sacri.) All’interno di questa processione vi sono otto statue che rappresentano le varie tappe della Passione di Cristo e che sono così disposte in ordine in processione: il Cristo all’orto, il Cristo alla colonna, l’Eccehomo, il Cristo carico della Croce, il Crocefisso, il Cristo Morto, la Vergine Addolorata, San Giovanni. Quattro di queste statue appartengono all’Arciconfraternita del SS. Rosario e sono custodite nell’omonima chiesa e sono le seguenti: la statua dell’Eccehomo, la statua del Cristo Morto, la statua della Vergine Addolorata e la statua di San Giovanni; la altre quattro invece (ossia la statua del Cristo all’orto, la statua del Cristo alla colonna, la statua del Cristo carico della Croce e la statua del Crocefisso) appartengono all’Arciconfraternita dell’Immacolata e sono custodite nell’omonima chiesa.Poco prima dell’imbrunire, uno per volta gli arredi sacri e le statue dell’Hecce Homo, del Cristo Morto, della Vergine Addolorata e di San Giovanni, portati a mano e a spalla da chi ha più pagato varcano la soglia della chiesa, per dare inizio alla processione. In merito Davide Prota scriveva : “ …è una processione strana e tragicomica..” un tempo vi partecipavano tutte le classi sociali in fila due dietro due, secondo la condizione sociale, il sesso e l’età.Contemporaneamente un altro corteo muove dalla chiesa dell’Immacolata, trasportando altre quattro statue (Cristo all’orto, Cristo alla Colonna, Cristo che porta la Croce e Gesù crocifisso).I due cortei si incontrano in località “Lamia”e ordinati, secondo gli avvenimenti storici della Passione, sfilano per le vie del centro storico di Caulonia.La processione si apre con cinque gonfaloni neri. Simbolicamente rappresentano i cinque continenti in lutto per la morte di Gesù. Quando è ormai buio, il corteo, da uno stretto vicolo, arriva in piazza Mese, la piazza più grande del paese. E’ qui che ha inizio il vero e proprio “Caracolo”. Il corteo processionale avanza lentamente disegnando una sorta di “esse infinita” che traccia l’intera piazza, dalla parte più alta fino alla zona più bassa della stessa, entrando infine nella Chiesa Matrice; qui il corteo fa un giro all’interno di essa e poi riesce per ritornare su via Vincenzo Niutta e, arrivato all’incrocio con via del Rosario, si divide e ognuno fa ritorno alle rispettive chiese di appartenenza, dove, a chiusura del rito, vengono intonati canti funebri.


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