STORIA DELLA MATTEO BRUZZO, UNA NAVE DI MIGRANTI ITALIANI ALLA QUALE FU IMPEDITO L'APPRODO A MONTEVIDEO A COLPI D'ARTIGLIERIA


 di Maria Lombardo

Necessità, la speranza di una vita più agiata. Gli Stati Uniti e l'America Meridionale divennero le mete di 7 milioni di italiani a cavallo tra '800 e '900. E per la maggior parte di loro, non si trattò esattamente di una crociera di piacere.Chi organizzava questi viaggi voleva lucrare quanto più possibile sulla pelle di chi partiva. Navi che potevano trasportare 1000 persone ne trasportavano almeno 300 o anche 400 in più: le condizioni igieniche erano scarse, le morti frequenti. La storia  del Matteo Bruzzo è significativa anche per il parallelo con il linguaggio di prevaricazione e violenza spesso utilizzato in contesti contemporanei. Salpò da Genova nel 1884 per un viaggio che sarebbe potuto durare anche un mese. Raggiunto l'Oceano, alcuni passeggeri iniziarono tuttavia a presentare gravi sintomi che riconducevano al colera. Un'epidemia, a bordo di una nave, è un pericolo immane. E le condizioni igienico-sanitarie della nave favorirono la diffusione della malattia. La Matteo Bruzzo era diretta in Argentina ma, vista la situazione, chiese l'ingresso in un altro porto per poter curare i malati, e si diresse quindi verso Montevideo, in Uruguay. Ma la notizia dell'epidemia era già giunta alle orecchie delle autorità locali. La nave richiese di entrare nel porto con la massima urgenza, ottenendo tuttavia un rifiuto.Il capitano scelse comunque di entrare in porto, e questa volta il rifiuto aveva le sembianze di proiettili di artiglieria. La nave fu costretta a fare marcia indietro. Il bilancio fu di oltre 20 morti su 1300 passeggeri, tra i quali diversi bambini. Morti evitabili se qualcuno avesse accettato di curare i passeggeri a Montevideo. Morti tra persone disposte a tutto, anche ad attraversare l'oceano in una bagnarola, per la ricerca di un futuro migliore.Quello non fu l'ultimo viaggio della Matteo Bruzzo. che, almeno in altre due occasioni, giunse a destinazione con cadaveri a bordo, causati in un caso dall'asfissia e in un altro persino dalla fame. Sono storie che oggi abbiamo dimenticato, troppo distratti forse dalla necessità di prendere bene la mira mentre puntiamo i nostri cannoni.


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