UN SUGGELLO che possiede LA CHIESA CATTEDRALE DI NICOTERA


 di Maria Lombardo

Tutto ha inizio dalla sagacia del Cav. Vincenzo Canonico Brancia che scrive Al Ch. ed Egregio Sig. MATTEO CAMERA Ispettore degli Scavi e delle Antichità della Provincia di Salerno. “Da tempo immemorabile l'Arcidiacono e questo Rev.mo Capitolo Cattedrale usò un antico Sigillo come proprio senza aver fatto mai osservazione veruna sullo stesso la quale per lo passato poteva essere senza dubbio causa di più felice investigamento”. Effettivamente il succennato Sigillo appartiene alla metà del secolo XV e non prima. Il disegno, lo stile, e la forma dei caratteri, che vi si osservano non lasciano dubitarne; perciocchè presentano un impasto o fusione di caratteri dell'epoca dei regi Durazzeschi ed Aragonesi di Napoli.  “In fatti sino a'nostri giorni e l'uno e l'altro suggellarono con esso le loro carte alla buona, non avendo fatto alcuna volta caso nella mente a volerlo affissare almeno in di grosso nella effigie che alquanto si lasciava vedere, o ricercare, se v'era parola da leggere in giro al margine.”Il sigillo che era dato vedere solo alle alte cariche della curia Nicoterese doveva essere studiato :” fui sollecito alla bella prima di esplorarlo materialmente, per rintracciare in questo primo tentativo qualche indizio, donde istituire poscia avveduta indagazione”. I dotti che il canonico nicoterese convocò in una pulizia trovarono qualche lettera sotto sudiciume di anni e anni ed infine apparve l’effige che richiedeva una interpretazione. Nella missiva veniene spiegato questo sigillo che ha forma ovale scolpito intorno di un ornato bello anzichè no, di architettura semigotica, e con un alveolo diviso in due metà: superiore l'una, inferiore l'altra. “Nella superiore distinsi bene una Madonna con Bambino sul braccio sinistro, e segnatamente di quelle, che in queste Calabrie si sogliono venerare sotto il titolo di Vergine della Romania; e nell'inferiore un sacerdote vestito di tunica, ginocchione colle mani commesse al cielo, sito a destra di uno scudo di arme gentilizia. Lessi poi intorno in caratteri, a quel che mi parve, angioino-durazzeschi S. G. DESIBIALDIS AVDITORIS GENERALIS CAMERE ONI PAPE +”. L’opera che oggi si trova al Museo Diocesano di Nicotera. Stanza degli argenti, apparteneva come scritto in calce ad un certo GIORGIO GHERARDO o ad altro individuo di cognome DESIRIALDIS (siccome allora leggeva) Uditore Generale della Camera Apostolica che avesse avuto mai alcun carico dalla santa Sede in queste Calabrie. Ma benchè l’aiuto della Santa Sede fu prezioso, il canonico Brancia trovò notizie  nell'Opera di Giuseppe Campanile, Notizie di Nobiltà, al cognome Sinibaldi, de'quali descrivendo lo stemma, dice: <<che questa buona stirpe, fregia l'alveolo di argento di tre pali turchini con quattro bisce del medesimo colore,>> presi tosto le lenti d'ingrandimento, ed ove aveva letto per l'addietro De Sirialdis, lessi Desinibaldis. Il chiaro rivelamento del cognome ebbe maggior rafferma dalla dichiarazione dello stemma. Ecco che a Nicotera è presente:” il Suggello appartenne ad un individuo della nobile schiatta dei Sinibaldi romani, poichè ebbi corretti tutt'i miei primi giudizi, presomi di maggior animo, volli scrivere al Cavaliere Costantino Sinibaldi in Fermo, pregandolo che mi desse notizie del nome del Prelato De Sinibaldis, ricordato da questo Sigillo in Calabria, le quali avrebbe potuto facilmente trarre da'fasti della sua illustre famiglia”. Quindi in un tempo che non si può accertareun qualche illustre Ecclesiastico di casa Sinibaldi abbia potuto governare questa Chiesa o da Vicario Apostolico; ovvero che sia venuto a questa Chiesa da Collettore, o per altra qualsiasi Delegazione Pontificia.“Nicotera li 10 settembre 1856 . Devot.mo Obbli.mo servitore Oss.mo - Cav. Vincenzo Canonico Brancia - Al Ch.mo ed Egregio Signore - Sig. Matteo Camera, Ispettore degli Scavi delle Antichità della Provincia di Salerno”.


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