Il borgo calabrese di Cortale ed i suoi fagioli.
di Maria Lombardo
Cortale zona vocata
all’agricoltura prevalentemente che gode di un terreno fertile e ricchissimo di
acqua, ragion per cui cresce una varietà di fagiolo autoctono chiamato
cortalese. Divenuto un prodotto De. Co si svolge persino una Sagra in cui fanno
bella vista le pignate in cui i fagioli vengono cotti da tempi immemori. Questo
prodotto è stato ricordato nella cosiddetta “Inchiesta Jacini” svolta dal
senatore Stefano Jacini (per conto del governo tra il 1877 ed il 1882) il quale
descrive i fagioli di Cortale: “Si coltivano, con risultato tale da permetterne
l’esportazione nei paesi vicini, le patate ed una quantità di fagioli bianchi,
chiamati volgarmente rognone (reniformi, galletti) che sono di sapore squisito
e di facile cottura”. Il senatore Antonio Cefaly, nelle sue Memorie, nel 1880
scrive: “Il contadino coltivatore di questo mandamento (…) si ciba di solo pane
di granone ed alla sera mangia in seno alla sua famiglia una minestra di erbe e
per lo più di patate o fagiuoli – un terzo di chilo – con scarsissimo o nessun
condimento”. Nel 1933 si ha una prima descrizione e classificazione dei fagioli
di Cortale ad opera di A. Montagna in un articolo intitolato “La coltivazione
del fagiolo nel Maidese” apparso su “Calabria agricola”. Di questo fagiolo
esistono diversi ecotipi che menzionerò perché selezionati dai contadini
locali: Reginella bianca (detta “ammalateddha”, in quanto è quella più soggetta
a malattie), Reginella gialla (detta anche Cocò gialla piccola), Cannellina
bianca (o Rognonella per la forma a rene, “rugnuni”), Cocò gialla (detta limunidu
per il colore simile al limone), Cocò bianca. Un vero tripudio di ecotipi!
Insomma si dividono in due categorie i primi cannellini e poi gli zolfini.
Questi fagioli sono da un po’ oggetto di studio e la varietà Cocò bianca, con
un gusto tra il dolciastro ed il sapido, con tempi di cottura relativamente
brevi, tende a sfarinarsi, divenendo cremosa e presenta un indice di
digeribilità alto. La Cocò gialla invece richiede un tempo di cottura
medio-alto, pur rimanendo tendenzialmente integra e assume un colore rosso
intenso: la buccia tende a permanere coriacea e la polpa consistente, mentre il
gusto è tra il dolciastro ed il sapido. Gli ecotipi cannellini sono quelli più
coltivati e vengono seminate a spaglio si seminano a mano da giugno in poi, le
altre varietà sono tardive. Raccolti ancora manualmente proprio come un tempo e
le piante poi fresate. A maturazione del baccello, le piante vengono estirpate,
raggruppate in mazzetti e appese su fili tesi oppure sugli alberi di fico più
vicini. Battuti e agitati nei “crivi” e selezionati a mano per la vendita. Un
bel lavoro di braccia!Di seguito i fagioli vengono adagiati al sole o in serra
tunnel su teli per l'essiccazione completa, operazione che consente loro di
mantenersi intatti anche per due anni e di non mutare colore. Successivamente
vengono refrigerati per 4 ore circa, allo scopo di debellare eventuali
parassiti e posti nuovamente al sole, per essere poi conservati nei sacchi di
yuta, in cassette o in ceste.
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