UN RE DIMENTICATO! UN RE CONTADINO! Francesco I di Borbone.
di Maria Lombardo
Quando si parla di un Re
dimenticato è ovvio che non ha prodotto nulla di interessante per il suo Stato,
altrimenti sarebbe stato ricordato e come! Eppure nessuno lo nomina persino i
neomeridionalisti convinti di essere credibili di fronte a chi la storia la
conosce citano sempre Ferdinando II, che qualcosa di serio nel suo piccolo
seppe fare. Il Re Contadino lo chiamavano così e non c’è nulla di cui vantarsi
se per un lustro le Due Sicilie( 1825-1830) furono rette da un re dedito
all’autarchia, alla terra nel senso letterario del termine e di carattere
burbero. Beata ingenuità neomeridionalista! Francesco I figlio del grande
Ferdinando I e padre di Ferdinando II, ebbe una discreta educazione che poi
sfruttò dedicandosi alla terra e non producendo “frutti” per migliorare lo
Stato . Buon naturalista, si cimentò non ancora ventenne nella botanica,
pubblicando (secondo il Genoino) due brevi saggi: nel 1795 l'Istruzione per la
coltura della pianta del cartamo (anonima, s.d.); nel 1797 una Memoria sulla
coltura ed uso dell'erba dell'abbondanza (non rintracciabile). Francesco I
conobbe molto presto l’esilio perché non dimostrò quella vivacità politica e le
attenzioni per lo Stato che la Regina madre si auspicava. Rifiutava la corte e
i doveri di un Re per dedicarsi alla campagna che non abbandonò nemmeno quando
la moglie Maria Clementina spirò. La riconquista di Napoli non lo vide
protagonista: come il re, anch'egli, nonostante le sollecitazioni di F. Ruffo,
non partecipò alle operazioni. Un Re per nulla degno di quella Corona! Nella
capitale si recò solo nel 1801 in qualità di luogotenente del padre, ancora in
Sicilia; ricoprì tale incarico fino al ritorno di Ferdinando IV nel giugno 1802
e in tale veste ricevette il generale G. Murat, inviato di Napoleone. (Genoino,
pp. 49 s.). Finita la sua vedovanza risposò la cugina dalla quale ebbe una
nidiata di figli, il Re contadino venne costretto a lasciare Napoli quando nel
1806 i Napoleonidi invasero il Regno di Napoli. Francesco I amava curare fiori
piante di ogni sorta, tanto che nella sua villetta di Boccadifalco (frazione in
campagna di Palermo) era noto per passare tante ore dei suoi giorni potando
piante e annaffiando ortaggi e alberi di agrumi. Promosse in prima persona
qualche esperimento che in atto pratico non vide mai la luce. Politicamente (è
poco noto) ma sono noti le condanne di arresto contro l’aristocrazia siciliana.
. Questo atto segnava, però, l'inizio del grave contrasto della corte con il
governatore inglese in Sicilia, lord W. Bentinck, di lì a poco giunto al suo
acme per la scoperta degli accordi stilati dalla regina Maria Carolina con i
Francesi (congiura di Messina). Iniziò l’inglorioso vicariato di Francesco I in
Sicilia. A nulla valsero i buoni rapporti con il Bentinck in occasione degli
acuti contrasti tra il governatore inglese e i suoi genitori: nel marzo 1813,
ad esempio, il tentativo di Ferdinando IV di riprendere il pieno potere fu
duramente respinto, mentre nel giugno Maria Carolina fu costretta a recarsi in
esilio a Vienna. Una delusione cocente! Il trattato di Casalanza riportò
Ferdinando IV sul trono permettendo la fucilazione di Murat grazie al fedele
Nunziante che per l’atto eroico ricevette le terre di San Ferdinando in Calabria.
Deluse nuovamente i Siciliani che chiedevano la Costituzione non riuscì nemmeno
ad essere mediatore tra Stato e popolo pur mantenendosi distante da ogni campo
di battaglia. La sua ambiguità portò a grossi problemi. Già in questa sede
comunque si adoperò per mitigare i provvedimenti, come anche durante la
successiva repressione voluta dal ministro degli Interni, A. Capece Minutolo
principe di Canosa, spesso ottenne di attenuare le pene o consentire gli
espatri di ministri e militari liberali con cui aveva collaborato attivamente
nel nonimestre costituzionale. La storia è una disciplina non una favola per
neomeridionalisti.
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