MONASTERO DEI SANTI ELIA E FILARETO IN SEMINARA (RC)
di Maria Lombardo
Uno dei più gloriosi monasteri della Valle di Gioia Tauro
è quello dedicato ai Santi Elia e Filoreto di Seminara. Sotto il mirino di
Imperatori per la sua posizione venne colpito da un terremoto che lo devastò in
toto, e poi abbandonato. Il processo di latinizzazione andava a colpire questi
centri in modo da indurli ad abiurare il rito greco. Fu Sant'Elia a posare la
prima pietra dopo un sogno in cui gli veniva indicato il luogo per l'asceterio.
Subito lo popolò coi suoi discepoli ed iniziò il pellegrinaggio. L’imperatore
romano, Leone VI il Sapiente, donò alla fondazione beni e rendite cospicue. Gli
storici datano nell’anno 884 la costruzione del cenobio. Elia era un
personaggio carismatico dotato di profezia e capace di attirare a se molta
gente. Egli fu intimo di patriarchi e generali, viaggiò molto, attraversò
l’Africa del nord (allora sotto il dominio arabo), giungendo fino a Gerusalemme
e in Siria; giunse pure ad Amalfi, accolto dal vescovo della città; poi si recò
a Roma, dove incontrò il papa Stefano V. Stimatissimo sia a Costantinopoli che
a Roma! Alla Calabria fu molto legato e fu lui stesso a chiedere che le sue
spoglie riposassero a Seminara. Tanto è vero che prevedendo il diniego del Papa
scrisse una lettera di suo pugno in cui chiedeva di tornare in Calabria.
Nell’agosto del 903 il santo nasce al cielo e muore alla terra. Leone VI, letta
la missiva indirizzatagli, ordinò l’immediato trasferimento nel Monastero delle
Saline delle umane spoglie del santo, adempiendone così le ultime volontà: «…
non lasciare il mio corpo qui [Daniele]… Infatti, qualora fosse trasportato
nella capitale, esso non porterebbe alcun giovamento all’imperatore, né Dio
accetterebbe tale fatto come un bene». Dopo di lui si distinse San Luca di
Melicuccà che malgrado i problemi tra monaci greci e latini per più di 45 anni,
il vescovo Luca attraverserà la Calabria e parte della Sicilia, e, in questo
percorso improbo e tortuoso, ordinerà sacerdoti e sosterrà le popolazioni
greche. Sotto i Normanni continuò ad essere un esempio virtuoso centro
culturale, cultuale e di pellegrinaggio. La biblioteca del convento era una
delle più ricche contenente parte delle opere di Omero ed Aristofane, e un
manoscritto con l’Ecuba di Euripide. Il monastero imperiale di S. Elia fu
assegnato da Roberto il Guiscardo nel 1062 all’abbazia benedettina di S. Maria,
nella valle di Nicastro, nel luogo detto di San’Eufemia. Dieci anni più tardi
(1072), divenne luogo di culto per san Filareto e successivamente intitolato
anche al nuovo santo: infatti, compare come monastero di Sant’Elia il Nuovo e
San Filareto sia nel diploma di Ruggero II (febbraio 1133), sia nell’atto
datato 3 ottobre 1329 in cui Neofito è identificato come egùmeno dello stesso
monastero di Seminara. Altri documenti comprovano la sua esistenza dal XII al
XV secolo. Tuttavia divenne col tempo il primo Capitolo della Congregazione
Basiliana nel 1597. Così la Congregazione lo utilizzò per far scomparire i
monaci Greci da tutto il Mezzogiorno. Così nel 1600 l'antico splendore si
concluse. Il terremoto dell’11 gennaio 1693 distrusse gran parte del convento e
i monaci furono costretti a trasferirsi in un edificio “fuori le mura” della
città di Seminara. I religiosi, dopo aver trascorso venti anni in un ospizio
per la cura degli infermi, si trasferirono nel 1711 in un nuovo edificio fatto
costruire all’interno della città. Un nuovo terremoto, quello del 1783, che
sconvolse tante parti della Calabria meridionale, non risparmiò Seminara. Il
governo di Ferdinando IV di Borbone soppresse i piccoli monasteri e i loro beni
furono assegnati alla neo-costituita Cassa Sacra con il fine di mettere in
vendita e poi utilizzarne il ricavato per sopperire alle ingenti spese di
ricostruzione delle aree colpite dal sisma. Fu l’atto di morte ufficiale di un
monastero che era esistito per nove secoli. La nuova sede ebbe inizio nel
2000 grazie al Patriarcato di Costantinopoli e solo nel 2005 il cenobio riaprì.
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