Bovalino (RC) la devozione per Sant’Antonio e l’antico rito dei “virginegli”


 

di Maria Lombardo 


Nonostante le peculiarità da paese a paese, la devozione popolare in questi centri ha molti tratti in comune. Ancora sopravvive l'usanza di portare in Chiesa ceste di pane, che vengono benedette e poi distribuite fra i fedeli. A Bovalino Superiore il culto è probabilmente diffuso dai frati del locale Convento, detti dell'Osservanza, appartenenti all'Ordine Serafico, promotori di questa immensa figura in ogni luogo dove si siano insediati. E nel distrutto Convento di Santa Maria del Gesù, un tempo, era presente anche una scultura raffigurante il Santo, oggi conservata nella Chiesa Matrice, da alcuni attribuita a Fra Diego da Careri, scultore seicentesco formatosi proprio a Bovalino. Due tradizioni vanno invece via via scomparendo: quella dei "virginegli", e quella di indossare il giorno della festa, per voto, il saio francescano. A volte veniva indossato per tutta la Tredicina, se non tutto il mese di giugno. I "virginegli" invece erano bambini a cui, poco tempo dopo aver ricevuto la Prima Comunione, veniva fatto fare il giro delle Chiese, pregando e cantando. Canti che non sono altro che semplici invocazioni dialettali, un modo del popolo per rivolgersi al Santo nell'unica lingua e l'unico modo che conosceva veramente. "Sant'Antoni ja e venia quandu so mamma lu Santu benedicia, e lu mari curri ogliu, Sant'Antoni la grazia vogliu". " Allu tridici di giugno Sant'Antoni santiau, santiau di veru cori, bellu gigliu di Sant'Antoni".

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