Mia nonna Maria mi raccontava spesso “da linusa” che usava come antinfiammatorio
di Maria Lombardo
Il lino ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella
coltivazione calabrese, coltivazione questa giunta a noi dalla Grecia ma col
tempo ed il progresso certi metodi efficaci sono scomparsi. Io però memore dei
racconti di mia nonna uso i semi di lino nelle insalate! Ma cos’è “a linusa”
semplicemente i semi del lino che si trovano un po' ovunque in commercio, un
tempo mia nonna li ricavava dalla fioritura. Il lino aveva bisogno per crescere
rigoglioso di sole pianura e campi curati. A giugno si mieteva dopo che a
novembre era a dimora. Il sole di giugno doveva essiccare i mazzoli di lino poi
pestati e ne si ricavava il seme. Ebbene era davvero miracolosa si diceva!
Curava foruncoli ascessi e vesciche diventando una specie di “pomata” si
pestavano ben bene nel mortaio irrorati di poca acqua calda e si impastava. La
si spalmava su un pezzuola e si metteva sul posto da trattare lasciando la benda
per un giorno. Curava anche la gastrite ma stavolta la preparava in una zuppa.
Bollita con riso, avena, orzo e grano per 15 minuti, attenzione la prima acqua
si buttava poi si aggiungeva di nuovo acqua e “a linusa” facendola bollire e
poi mettere il riso. Doveva essere “ spatta” mi diceva lei ossia cremosa la dava anche ai suoi figli ed oggi in età
avanzata godono tutti di buona salute.
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