La "casetta blu" di Pellaro (RC) diventa patrimonio culturale

Crediti foto: www.ilreggino.it


di Maria Lombardo 


La “Casetta Blu” presente sulla S.S. 106 a Pellaro, a Reggio Calabria, diventa patrimonio culturale: il Ministero della Cultura per la Calabria, finalmente si è espresso per tutelarla. Vi invito a visitarla ne rimarrete senza parole. Le forme nitide e il colore azzurro sgargiante dell’edificio, incastonato nel versante agricolo modellato a terrazzi, ha da sempre colpito l’osservatore e alimentato la curiosità tanto da divenire parte dell’immaginario collettivo delle comunità. Ed è anche per questo che riveste valore di identità storico-culturale e rappresenta rara testimonianza del rapporto armonico tra attività umana e paesaggio. In realtà è una casa colonica degli anni
Venti e Trenta del 1900 nelle campagne reggine. Il fabbricato ha una superficie coperta di circa 200 metri quadrati e si presenta con forme compatte semplici tipiche della “casa recinto” o “italica”. Si sviluppa su due livelli addossati al pendio è collegati esternamente tramite una scala a “profferlo”, realizzata in calcestruzzo con i gradini in pietra locale. Il piano destinato all’abitazione e sovrapposto al livello seminterrato destinato originariamente agli animali e al deposito dei prodotti. È costruita con mattoni pieni di laterizio misto a blocchi di pietra squadrata locale e il tetto, con un sistema di capiate, è realizzato con tipologia “a padiglione” con struttura in legno di castagno e copertura in tegole in laterizio tipo coppo. Gli infissi sono in legno e le finestre del piano destinato a residenza presentano internamente gli scuri che, come le porte, mostrano una serie di modanature tipiche della lavorazione del tempo. Esternamente tutto il fabbricato è rifinito con intonaco a base di calce, con fondo di colore azzurro e rilievi e marcapiani di colore bianco. I fronti seppur improntati a linee semplici, sono arricchiti con cura di dettagli architettonici in stile liberty. L’interno rispecchia la cura degli elementi esterni. Tutti intorno all’abitazione, nel terreno agricolo, si nota una serie di ulteriori opere: un forno in mattoni, un palmento, una vasca, un lavatoio in calcestruzzo. Detto questo in calce per spiegare la bellezza del liberty calabrese la proprietaria è oggi  Maria Antonietta Zuccalà che lo possiede da 70 anni passando di padre in figlio ma  da 30 è lasciato all’incuria. Sono andati persi tutti i documenti, forse in seguito al terremoto del 1908, e l’assenza di una storia precisa ha portato a far viaggiare l'immaginazione di chi passava di lì. La sua presenza ha ispirato racconti fantastici, misteri e opere artistiche. La storia più conosciuta è quella secondo cui qui sarebbe stata avvistata la figura di una donna vestita di bianco che si affaccia dal balcone e guarda l’Etna. Ma c’è chi parla della presenza di fantasmi legati alla guerra e addirittura ai garibaldini. A caricare di fascino questo luogo la presenza inoltre di un cimitero nella collinetta che sorge dietro l’abitazione. Il regista romano Luigi Parisi, proprio in questa location, ha voluto girare in parte  il suo cortometraggio horror fantasy dal titolo appunto "La Casa Blu". Oggi ospita rappresentazioni teatrali, presentazioni di libri e tantissimi altri eventi culturali che hanno come filo conduttore la contaminazione positiva di bellezza, cultura, arte e sogni.

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