Ponte romano di Scigliano (CS): uno dei ponti più antichi d’Italia.
di Maria Lombardo
Conosciuto anche col nome di ponte :"d'Annibale"
o "di Sant'Angelo" si trova in prossimità del fiume Savuto. L'antico
ponte di epoca romana è uno dei ponti più antichi d'Italia assieme al ponte
Fabricio dell'isola Tiberina (69 a.C.) ed al ponte Emilio (179 a.C.). Di certo
si sa che questo ponte fu costruito nel periodo che va dal 131 al 121 a.C.
Infatti in questo periodo l'imperatore Tiberio Gracco fece costruire l'antica
via Popilia ,di cui il ponte fa parte, che collegava l'attuale Reggio di
Calabria a Capua.Questo ponte largo 3,45 metri alto 11 metri e lungo circa 25
metri, è costruito ad una unica volta con due archi concentrici. Completamente
costruito a secco con pietra di tufo rosso calcareo, proveniente da una cava
non molto lontana, da oltre 2000 anni sfida le intemperie e le piene del fiume
presentandosi a noi ancora perfettamente percorribili. Il Padula in
“Calabria prima e dopo l’unità” scriveva:” Quel ponte può dirsi l’unico
monumento architettonico della provincia. E’un solo arco colossale della luce di
cento palmi che comincia dal suolo e non s’appoggia ai pilastri. Vi si ascende
per una scaglionata che lascia tra sé e l’arco del ponte un vuoto dove si
ricoverano i pastori. Mentre tu sali spesso ti viene all’orecchio uno scoppio
di riso; e sono foresi e forosette che ridono sotto i tuoi piedi. Il ponte è di
piperno ( roccia eruttiva) e se ne ignora l’autore. Il volgo lo crede opera del
diavolo e crede di vedere sopra alcune pietre l’impronta di sua mano e va a
cercarvi tesori.”. L’archeologo Edoardo Galli aggiunse: “…”Questo è
all’incirca, alto 13 metri e largo il doppio,ma nell’antichità doveva librarsi
ad una altezza vertiginosa, poiché è risaputo che tra i fiumi della Calabria il
Savuto è uno dei più noti e temuti per piene e devastazioni. Quindi non v’è
dubbio che in più di duemila anni il fiume abbia colmato una buona metà dell’
altezza primitiva. Infatti non si vedono i pilastri su cui poggia la volta
perché sono sotterrati nella ghiaia e come si può notare oggi, il fiume scorre
a livello della corda dell’arco”. Tornando ai blocchi tufacei ancora oggi si
vedono i profondi tagli sulla parete, operati dagli schiavi al servizio dell’
esercito romano. Questi blocchi venivano precipitati a valle e cadevano proprio
dove oggi sorge il ponte. Questi massi venivano, poi, lavorati e messi in opera
o adoperati per fare la calce nella fornace adiacente, anch’essa ritrovata in
passato. Le fondazioni del ponte si trovano ad profondità di circa 1,50 m dal
piano attuale del greto del fiume. Costruito a secco i blocchi di tufo al contrario dopo oltre
duemila anni si sono suturati con il calcare scioltosi dalle stesse pietre,
tanto da formare un unico blocco. Da un lato troviamo una tipica rampa romana
che poggia sulla roccia della collina. Sull’ altro lato poggia invece su un
arco trasversale chiuso da muri dallo spessore di 50 cm. Accanto al ponte, nei
suoi estremi, esistono i resti di due garitte, utilizzate per riparare le
truppe a protezione del ponte, resti ormai irrimediabilmente compromessi.
Vicino al ponte, invece, sulle fondamenta di caseggiati romani è stata
costruita una vecchia casa colonica , rudere anch’ esso e in parte sede della
chiesetta di S. Angelo. Per quanto riguarda la tradizione popolare su Annibale
ed il ponte la storia smentisce inoppugnabilmente“I
ritrovamenti, nelle vicinanze, di embrici, di vasi, di monete imperiali, hanno
generato nelle anime semplici dei paesani la falsa credenza che Annibale, prima
di partire dall’Italia, ci abbia dimorato lungamente costruendo perfino il
ponte e che perciò porta il suo nome”. L’altra
leggenda è il nome di ponte S. Angelo, proprio per la presenza di una
chiesa dedicata a questo Santo: si racconta che questi abbia sconfitto il
diavolo proprio sul ponte e quest’ultimo per rabbia tirando un calcio alla
spalla destra del ponte provocò una lesione. Tale lesione non è oggi visibile,
poiché fu ricucita durante il restauro avvenuto nel 1961.
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