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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Garibaldi eroe del buon gusto e non solo!

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 di Maria Lombardo Tanti sono i piatti in tutta Italia dedicati a Garibaldi. Cercherò di riassumerli tutti, ma i più squisiti quelli che gli dedicarono proprio al Sud. I maccheroni alla garibaldina, primo piatto dal gusto particolare condito con gamberetti, scalogno, peperoncino, salsa di pomodoro, olio evo e prezzemolo tritato. C’è anche il piatto preferito del generale, ovvero gli spaghettoni conditi con pomodorino ciliegino, olive taggiasche, mozzarella di bufala, capperi, basilico fresco, peperoncino, origano e olio evo. La pasta Gramigna al sugo di pesce alla Garibaldi, con capperi, aglio, olio evo, peperoncino, cozze, totani, gamberetti, prezzemolo tritato e vino bianco. I Garganelli alla Garibaldina con peperoni gialli, gorgonzola dolce e piccante, noce di burro, Philadelphia e parmigiano reggiano. Il pollo alla Garibaldi cotto al forno con rametti di salvia, foglie di alloro e rosmarino, olive nere, pomodori, vino bianco, olio evo e burro. La cotoletta di pollo alla gar...

“I viscottini”: antichi biscotti calabresi

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 di Maria Lombardo Non sono i classici dolci che si fanno a Pasqua anche se l'aspetto è simile. I viscottini cu lavatu in origine si preparavano tutto l'anno aggiungendo all'impasto del pane olio e zucchero e lasciandoli lievitare tutta la notte per poi infornarli nella mattinata. Non avendo uova nell'impasto le massaie li realizzavano anche durante la settimana santa, in questo modo si rispettava il digiuno e l'astinenza quaresimale. Come per il pane veniva utulizzato "u lavatu", un pezzetto di pasta di pane messo da parte, fatto lievitare e poi rinfrescato che passava da famiglia a famiglia creando così un circuito di condivisione che includeva anche il forno a legna, che non era presente in tutte le abitazioni. L'aiuto reciproco era alla base di quella vita vissuta con semplicità e rispetto. Questi viscottini sono preparati con il lievito di birra. Ingredienti 1 kg di farina 00 200 ml di olio di girasole 350 gr di zucchero scorza...

Sapete che grazie Pietro Milone esisteva la Zanichelli di Palmi

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 di Maria Lombardo Nacque a Palmi (Rc) il 20 novembre del 1857 Pietro ,   da una modesta famiglia, e poté compiere soltanto pochi anni di studio data la necessità di intraprendere l’arte del libraio-legatore in un negozio di un suo parente il quale, tra un’indicazione ed un’altra circa l’attività del lavoro, gli impartì pure i fondamentali insegnamenti della grammatica.   E' qui che iniziò a comporre   qualche brano dialettale molto gradito ed apprezzato dagli amici che frequentavano la bottega.Fu così che essa diventò un vero laboratorio d’arte, non a caso chiamata la Zanichelli di Palmi, tanto che poi diventò il ritrovo abituale di artigiani, medici, avvocati e gente di qualsivoglia rango, dove si trascorrevano piacevolmente intere giornate ad ascoltare battute, versi e poesie in vernacolo composte ed improvvisate dal giovane Milone. Lo spunto era dato dagli avvenimenti più o meno vari o dai fatti che accadevano nella zona e che in questa bottega trovavano sfogo e...

“U VERBUMCARO”: antichi mestieri

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 di Maria Lombardo Era un vecchio cieco, robusto, calvo e di buon appetito, accompagnato da un ragazzo, andava in giro a pregare casa per casa, raccomandando con orazioni, a nostro Signore, l’anima del defunto.I suoi servigi erano a pagamento, e venivano barattati con formaggio, ricotta e grano; si racconta che mangiò in una sola volta 2 Kg di peperoni fritti e 15 uova. Era ricercato da tutti perché con le sue preghiere raccomandava l’anima del defunto a Dio ed abbreviava l’espiazione dei peccati per quelle anime che ancora non erano in paradiso. Ognuno lo voleva a casa propria; quando entrava in una casa si sedeva e subito incomiciava a recitare preghiere e litanie per tutti i morti di quella casa o per l’anima di un solo defunto, a seconda di quello che gli veniva richiesto. Incominciava così: “a chi dobbiamo dire stu Verbumcaro?” Proseguiva, dopo aver appreso il nome del defunto, con la preghiera di suffragio per quell’anima. “ U  verbumcaro  ‘i Ddij vulimï. ...

Ragatelle e Verginelle di Sant’Antonio.

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 di Maria Lombardo Nel giorno della ricorrenza della festa del Santo di Padova, 13 giugno, un tempo nei nostri paesi, erano numerose le persone che offrono al Santo il “voto delle Ragatelle” ovvero i “Rafhatiedhi” cioè i trascinamenti in ginocchio. La manifestazione di devozione e di fede a Sant’Antonio era quella di vestire, in quel giorno, alla monacale, con il saio marrone , i capelli tagliati a coroncina e sandali marrone ai piedi. Così conciato il fedele, in genere anche donna, faceva voto di trascinarsi ginocchioni per tutto il percorso della navata centrale della chiesa , con partenza dalla porta ed arrivo davanti la statua del Santo; poi il ritorno lento e composto, a piedi, fino all’entrata e, daccapo lo stesso sacrificio, per il numero di volte che si era “promesso” al Santo, per la grazia ricevuta, o meglio di cui si era in attesa. Il voto si “pagava” anche col pranzo rituale delle “Verginelle”, in dialetto, ”i Veginiedhi” invitando a casa propria 13 giovani ragaz...

13 giugno:Panicelli di Sant'Antonio:tradizioni calabresi

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 di Maria Lombardo I panicelli di Sant'Antonio sono dei deliziosi panini di semola che si preparano in occasione del 13 giugno, festa sentitissima in Calabria per Sant'Antonio di Padova.La tradizione dei panicelli si perde nella notte dei tempi. Un tempo i bambini girano di casa in casa la mattina presto per prendere il loro panicello. Chi decideva di offrirli, in passato, era perché aveva ricevuto grazia dal Santo o per proteggere la propria famiglia. E nonostante siano passati tantissimi anni, la tradizione, quella di Sant'Antonio, ancora vive nel cuore dei piccoli borghi.I panicelli oggi vengono ordinati ai forni del paese per poi essere benedetti in chiesa. PANICELLI DI SANT'ANTONIO 550 g di farina di semola rilasciata 250 g di farina 0 600-650 g di acqua a temperatura ambiente 220 g di pasta madre appena rinfrescata 60 ml di olio evo 12 g di sale Mettete la farina 0 e la semola sopra la spianatoia e mescolatela.Unite la pasta madre appe...

I fioroni i fichi del mese di giugno: i "ficazzani"

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 di Maria Lombardo Estate, tempo di fichi. In verità i primi deliziosi frutti del fico li stiamo gustando dalla tarda primavera: grandi e succosi, sono conosciuti con il nome di fioroni, o fiori di fico. Proprio così: quelle piccole puntine bianche che costellano l'interno del fico, visibilissime quando lo tagliamo in due, ma impossibili da contarsi per quanto sono vicine e numerose, sono dei fiori. Ognuna è la terminazione di un fiore. Questa cosa - valida per tutti i tipi di fico - ci stranisce ma certo non ci trattiene dal gustarli. Quindi, ricapitolando, non è che quelli di giugno siano fiori e quelli di agosto frutti: è solo che maturando in due momenti diversi, il senso comune che sa come il fiore preceda il frutto, ha attribuito questi nomi. Fico fiorone o fior di fico il primo, fico  fornito  il secondo. Il fiorone è solitamente di dimensioni medio grandi, anche se questo dipende dalle singole varietà, ed è carico di vitamine e altri micronutrienti. È più buono de...

L'antico rito di Amantea (CS): “U ciucciu i San Giuvanni”

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 di Maria Lombardo  Erano vagabondaggi estivi di cui soprattutto i ragazzi approfittavano per riempire le strade di colore, di allegrie, di speranze, di baldorie, ma anche occasioni per mostrare chi sapeva organizzare meglio quelle feste. La  Festa di S. Giovanni Battista  si articolava in due giornate: - il  23 giugno  era dedicato allu  “ciucciu” ; - il  24  al  Battesimo delle bambole , alla processione solenne, ai fuochi pirotecnici. Così comincia la festa  “du ciucciu ’i S. Giuvanni”  fatta di onori, di balli, di canti, ma anche di dolci e di frutta ciliegie, albicocche,  “primifiori”  e  “pirilli ’i San Giuvanni” . “’ U ciucciu”  era un fantoccio, a forma d'asino, costruito con canne e cartapesta. Ai lati, sulla coda, nelle orecchie, in bocca, erano messi moltissimi bengala che venivano accesi durante la processione. Sotto era cavo ed una persona si alternava infilandosi sotto il “ci...

Il mantonico bianco calabrese

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 di Maria Lombardo Il mantonico è un antico vitigno autoctono calabrese a bacca bianca. Le sue origini restano ancora piuttosto misteriose. Potrebbe trattarsi di una varietà introdotta in Italia all’epoca della prima colonizzazione ellenica della Locride o forse domesticata in epoca remota nell’area dell’antica Enotria. Le origini greche sembrerebbero confermate dal nome del vitigno, la cui radice potrebbe derivare dal termine greco Μαντισιος (divinatorio-profetico), legato a un antico uso del vino a scopo cerimoniale e propiziatorio. Oggi è coltivato soprattutto lungo il litorale ionico della Calabria, nel tratto di costa che dalla Valle del Neto, Locri e Palizzi scende verso Bianco. Si tratta di una regione collinare, caratterizzata da terreni calcareo-argillosi, particolarmente vocati per le uve bianche. Il clima è mediterraneo, con estati molto calde e secche, mitigate dalle brezze del mare.Il mantonico è un vitigno che rappresenta un piccolo patrimonio storico del territorio...

L’antico rito del “padre nostro verde” con cui i pescatori calabresi tagliavano i “draunara”

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 di Maria Lombardo Il taglio delle trombe d’aria è un fenomeno scaramantico, tradizionale, abbastanza diffuso, non preso in considerazione dagli studi di antropologia. E’ una consuetudine, un rito molto riservato e ancora utilizzato da alcuni marinai, soprattutto sulle coste meridionali dell’Italia. “Draunara”, è il termine con cui veniva chiamata la tromba marina, quasi sempre associata all’opera malvagia di un demone, da qui il nome dragone. Il comandante della nave, avvistatala, recitava con un coltello nella mano, il “padrenostro verde”, allo scopo di ingraziarsi il demone maligno, autore della tromba marina. Secondo la tradizione, scomparso il “dragone”, il comandante recitava il padrenostro cristiano, come insulto al maligno e preghiera di ringraziamento a Dio per il pericolo scampato. Lùniri santu, Màrtiri santu Mèrcuri santu, Iòviri santu Vènnari santu, Sàbbatu santu Duminica di Pasqua sta cuda a mmari casca e pi lu nnomu di Maria sta cuda tagghiata sia. Recitata l’...

Sapete che in un sol giorno Garibaldi combattè la battaglia del Duomo a Reggio e poi si bevve un caffè proprio lì?

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 di Maria Lombardo Siamo appunto nell’agosto del 1860. Garibaldi era sbarcato il 19 a Melito e stava progressivamente avanzando verso Reggio; ma i borbonici si erano subito allertati richiamando nella città molte truppe stanziate in Aspromonte e richiedendo anche dei rinforzi dal forte di Messina che però non giunsero a Reggio per mancanza di imbarcazioni. In seguito però degli informatori borbonici dichiararono che i garibaldini giungevano dalle montagne e spostarono così le truppe dalla fiumara sant’Agata al Calopinace, in centro città. Il comandante borbonico Gallotti spostò così le truppe all’interno del castello, luogo militarmente più difendibile, da Piazza Duomo che, nel caso di uno scontro diretto sarebbe stata poco difendibile. Garibaldi, nel frattempo, mosse però il suo contingente da Pellaro a Ravangese.Giunsero a piazza Duomo e fecero fuoco sulle truppe borboniche ivi stanziate: le truppe borboniche vennero circondate ed annientate dall’artiglieria garibaldina. I supers...

Anime beate: antichi dolcetti calabresi

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 di Maria Lombardo Una ricetta semplice di biscottini ripieni dolci da servire come dessert le anime beate o dette anche vecchiarelle possono essere servite anche con un vinello dolce o meglio un liquore secco. Ingredienti Un litro di acqua 500gr di farina un cucchiaio di olio di oliva un pizzico di sale 5 o 6 uova olio per friggere marmellata di pesche o di pere zucchero a velo Procedura Metti in una casseruola l’acqua, l’olio e il sale. Appena cominciano a bollire scosta la casseruola dal fuoco e tuffaci la farina, mescolandola energicamente con un mestolo di legno a punta tonda e schiacciando eventuali grumi.Rimetti sul fuoco il recipiente, tenendo la fiamma molto bassa e continua a mescolare l’impasto finchè non avrà formato un ammasso omogeneo, che si stacca dal fondo della casseruola sfrigolando.Travasalo allora in una ciotola e lascialo raffreddare; poi amalgamalo con le uova, dosandole in modo da ottenere un morbido impasto. Riempi i tre quarti di ...

Gerhard Rolfh l'archeologo della parola che diede dignità al Grecanico calabrese

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 di Maria Lombardo Nella tristezza di un campo di prigionia, durante la Prima Guerra Mondiale, il protagonista del nostro racconto ebbe una improvvisa folgorazione. Era un giovanissimo interprete dell’esercito tedesco e, tra le altre lingue, conosceva anche l’italiano. Sentì che quei prigionieri, italiani, parlavano un altro idioma che, peraltro, lui comprendeva: il greco. Si avvicinò e chiese il perché di quella stranezza. E quelli, timidamente, gli risposero che erano italiani sì, ma in particolare calabresi e, per meglio dire, greci di Calabria, della Bovésia. Ecco che comincia così la storia di Gerhard Rohlfs, uno dei più geniali glottologi e dialettologi d’Europa. Figlio di un vivaista, appassionato di piante, aveva cominciato con la botanica. Ma poi avevano preso il sopravvento gli studi sulle lingue, sulle loro origini, sul rapporto con il territorio, la natura e le tradizioni. Le premesse, insomma, perché quel giovane e vivacissimo tedesco diventasse un “archeologo della...

Sapete che alcuni liberali calabresi e siciliani ebbero salva la vita perchè i regi issarono bandiera Inglese creando incindente diplomatico

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 di Maria Lombardo Quello che successe a Napoli in quel 15 maggio del '48 sconvolse in primo piano le Calabrie. Nacquero gran numero di comitati di sicurezza, a Cosenza si formò addirittura un governo provvisorio, del quale si misero a capo i Deputati Raffaele Valentino, Giuseppe Ricciardi, Domenico Mauro ed Eugenio De Riso, che pubblicarono anche un manifesto e iniziarono a raccogliere armi e uomini, chiedendo aiuto alla Sicilia.Il testo del manifesto era il seguente: "I gravi fatti di Napoli del 15 maggio e gli atti distruttivi di quella Costituzione hanno rotto ogni patto fra il principe ed il popolo. Noi però, vostri rappresentanti, capi del movimento delle Calabrie, rafforzati dallo spontaneo soccorso dei nostri generosi fratelli della Sicilia, rincuorati dall'unanime grido d'indignazione e di sdegno che si è levato contro il pessimo dei governi, nonché nelle altre province nell'Italia tutta; certi d'essere interpreti fedeli del pubblico voto; memori dell...

Le “Perle” di saggezza dei monaci bizantini: L'Amaro bizantino

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 di Maria Lombardo La vera Perla di Calabria è in bottiglia e racconta, sorso dopo sorso, un territorio e una storia antichissima. Dici Calabria e la mente viaggia nel tempo. Per alcuni sono retaggi, come se essere eredità della Magna Grecia fosse roba di poco conto. Eppure non c’è futuro senza passato: “Perla di Calabria” lo sa e ha investito sulla tradizione. È il 2019 quando Vincenzo La Pietra, imprenditore rossanese (siamo in provincia di Cosenza), inaugura il liquorificio che, oltre ad un brand, vuole farsi progetto culturale e territoriale promuovendo il turismo esperienziale. È qui che nasce l’Amaro Bizantino, dalla ricetta segreta – non per l’azienda! – dei monaci bizantini che già utilizzavano le erbe spontanee per fini terapeutici o per integrare l’alimentazione delle comunità. Se pensiamo che l’ammazzacaffè sia un fatto delle nostre generazioni ci sbagliamo perché già in tempi lontanissimi certe erbe venivano fatte macerare proprio perché alcuni principi vegetali si est...

L’ANTICO MULINO DELLE FATE A NICASTRO (CZ)

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 di Maria Lombardo  Oggi vi vogliamo fare conoscere l’Antico Mulino delle Fate, situato alle spalle del Castello Normanno-Svevo di Nicastro, una delle circoscrizioni comunali della città di Lamezia Terme, nella Valle del Torrente Canne, cinque minuti a piedi dall’ingresso del Rione Niola. Si tratta di un mulino ad acqua che il tempo e l’abbandono avevano ridotto ad un rudere simile ad altri 15 presenti nella valle del Canne, nella “Via dei Mulini”, una zona ricca di meraviglie naturali, rimasta sostanzialmente inalterata nei secoli nonostante la vicinanza alla città e che ha sempre rappresentato per la gente di Nicastro un luogo magico e colmo di mistero. Poche sono le notizie storiche che lo riguardano: la data di costruzione del mulino non è certa ma nel 1611 era già attivo e faceva parte della contea di Nicastro con altri “casali, castelli, case, palazzi, taverne, mulini, forni ecc.”, che Donna Isabella Caracciolo, per gravi difficoltà economiche, chiese ed ottenne dal Pro ...

Un piatto tipico di Mammola e della provincia di Reggio: lo Stocco con i funghi!!

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 di Maria Lombardo  Lo “Stocco con funghi”, “Stoccu cu i fungi” è un antico piatto preparato con i due prodotti tipici del posto, semplice e gustoso della rinomata cucina montanara - contadina di Mammola. Lo “Stocco” (stoccafisso), tipico di Mammola, conta secoli di tradizione e i “Funghi” che si raccolgono nel vasto territorio di Mammola, nel Parco Nazionale dell’Aspromonte, cucinati insieme danno un piatto tipico della cucina locale, molto diffuso in particolare nel periodo della raccolta dei funghi e anche durante l’anno utilizzando funghi congelati o secchi.Lo “Stocco con i funghi” viene preparato in bianco o macchiato al pomodoro, a secondo i gusti. Ancora oggi la rinomata cucina mammolese, tiene sempre conto delle tradizioni e della ricchezza dei prodotti naturali, offrendo numerosi e svariati piatti ottenuti con ricette antiche che si tramandano da generazioni.Ingredienti per 4 persone: 1 kg di “Stocco di Mammola” (stoccafisso) spugnato a pezzi, 300 g di funghi porcini...

Tra i liberali Mammolesi: Francesco Ferrari

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 di Maria Lombardo Mammola (RC) Moriva così il 26 aprile 1851, tramite decapitazione nella piazza di S. Filippo di Reggio Calabria, la sentenza di condanna a morte di Francesco Ferrari emessa dalla Suprema Corte Speciale borbonica la sera prima.Francesco Ferrari ,mammolese e cosi ricordato da alcuni storici cita il Agostino: "Nasceva in questa fortunosa terra di Mammola nel 1802: crebbe uomo di nobili sentimenti, di ferme risoluzioni, umanitario, patriota, cultore di lingue, erudito nella Storia, Avvocato di professione, si dilettava di musica e drammatica. Col risorgimento italico ebbe a cuore la nazionale indipendenza".Invece Domenico Zangari canta:"In Mammola fu di grande autorità presso il popolo, perché concitato tributo dei diritti conculcati del debole e dell'umile, vendicatore intrepido dei soprusi esercitati dai nobili e dai ricchi, gratuitamente e con impegno colà accorreva dove era da riparare un torto o da difendere , povero ". Zavaglia Vincenzo inv...

‘Paninu cu satizzu’, un mito culinario reggino inimitabile

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 di Maria Lombardo Divenuto oramai uno dei simboli della tradizione culinaria calabrese, il ‘Panino cu satizzu’ è per i reggini una di quelle pietanze alla quale non si può di certo rinunciare. Simbolo dello street food reggino, questa prelibatezza è una di quelle specialità che soprattutto durante il periodo delle festività mariane, ma non solo, è possibile gustare in quasi ogni anglo della città e rappresenta un vero e proprio ‘mito culinario’ per i cittadini che sembra non riescano a farne a meno.Il ‘Panino cu satizzu’, nonostante per molti sia semplicemente un panino con all’interno un nodo di salsiccia, è più che un classico panino per i reggini che ogni anno, nel periodo delle festività mariane, vanno alla ricerca del più buono e, perché no, del più ricco.Cosa lo rende così speciale? Per trovare una risposta a questa domanda, e per descrivere questa prelibatezza nel miglior modo possibile, basterebbe pensare ad alcune peculiarità che rendono questo panino dal cuore reggino d...

Sacchettino calabrese contro il malocchio

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  di  Maria Lombardo Cosa vi serve: _Un sacchettino (tipo quelli da bomboniera) oppure un pezzo di stoffa (se desiderate cucirvelo voi). _3 /4 spicchi d’aglio. _Sale grosso. _Un cornino (magari in corallo) o qualcosa di simile. _Sale grosso. _Un santino (o un Padre Nostro). Mettete tutto nel sacchettino e portatelo sempre con voi.

BORGO CROCE: IL PAESE PIÙ COLORATO DELLA CALABRIA

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 di Maria Lombardo Il titolo è eloquentissimo ma la storia di Borgo Croce lo è ancora di più! Borgo Croce, una frazione di Fiumara di Muro abitata da soli 45 “paladini” della propria terra natia, che hanno scelto di restare nonostante tutto. Incastonata tra le colline dell'Aspromonte, Fiumara fu fondata tra il IX ed il X secolo da profughi provenienti dalla città di Cene, presso l'attuale Villa San Giovanni, scappati dalla costa a causa delle sempre più frequenti e violente incursioni dei pirati saraceni. Inizialmente, questo insediamento ebbe nome Cenisio in ricordo dell'antica Cene. Poi, verso il XIII secolo, cominciò a chiamarsi Fiumara dei Mori, alludendo ai saraceni, o Fiumara delle Mura, essendo l'unico insediamento fortificato della zona oltre Reggio. Successivamente si trasformò in Fiumara di Muro e, dal Medioevo, fu il centro dell'amministrazione feudale, col titolo di Università. Costituì fino alla fine del XVII secolo uno fra i centri più grandi e svilupp...

Il Culatello di suino nero silano

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 di Maria Lombardo Salume tipico della Calabria, una regione del sud Italia ricca di storia, cultura e tradizioni.Si tratta di un prosciutto crudo ottenuto dalla coscia del suino nero calabrese, allevato secondo metodi antichi e senza l’uso di conservanti. Il Culatello si chiama così perché viene prodotto con la parte più magra delle natiche del suino, le quali vengono disossate, arrotolate e insaccate all’interno di una vescica.Il Culatello di suino nero silano ha una stagionatura minima di 12 mesi, durante i quali viene lavorato con sale di miniera e peperoncino rosso dolce, che gli conferiscono il suo caratteristico colore rosso vivo e il suo profumo intenso.La carne ha spesso un grasso sottocutaneo compatto e saporito, che si scioglie lentamente nella bocca. Il Culatello è legato a mano con spago naturale e rete elastica, per garantire la sua forma e la sua qualità.Il Culatello di suino nero silano è un salume versatile, che si può gustare sia a temperatura ambiente che a bassa...

U "Sampaularo": Antichi mestieri

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 di Maria Lombardo  Una figura emblematica della nostra cultura popolare contadina, di un mondo divenuto ormai evanescente. Un uomo in carne e ossa, come tanti altri, che era stato però segnato da un particolare destino. Vedeva la luce dopo una sequela ininterrotta di sei figli dello stesso sesso. Lui era,dunque, il settimo; e questo era il segno che lo distingueva già dagli altri uomini. Madre natura, per renderlo ancora più riconoscibile, gli imprimeva anche, sotto la lingua, un segno che sembrava un serpentello contorto e sul braccio destro l’immagine di un ragno. Tutto ciò rendeva i suoi poteri,per così dire, soprannaturali. Sapeva incantare i serpenti, predire il futuro, riconoscere le fatture, e toglierle, e guadagnare facilmente denaro .La sua capacità sarebbe stata originata non da una forma di santità inerente alla sua vita , ma da una eredità remota, rappresentata dai vecchi retaggi del paganesimo rurale. A questo antico mondo campagnolo apparteneva,infatti, un cert...

Sapete che 1847 reggino fu, a tutti gli effetti, il preludio del 1848 in Italia e in Europa.

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 di Maria Lombardo Quando scoppiarono questi primi tafferugli il giovane sacerdote Gaetano Ruffo scrisse un inno Alla Libertà. In cui risultarono parole profetiche poco tempo dopo! Questo collegamento tra moda, ideologia e politica, fu percepito anche dai contemporanei. Il 20 luglio 1848 il Corriere pubblicava una dissertazione per spiegare chiaramente il concetto, portando ad esempio i fatti storici dalla Rivoluzione francese in poi, e concludendo con la constatazione che "il potere della moda esercitò sempre la sua influenza; ebbe vita attiva nei grandi movimenti politici, si mischiò nei partiti, si mostrò come l’espressione del pensiero, ora adottando le fogge di una nazione guerriera, ora i colori della libertà, dell’indipendenza, or quelli di una nazione prospera e tranquilla. […] Che la moda sia collegata cogli avvenimenti sociali e politici… è provato anche dai recenti avvenimenti in Italia. Abbiamo visto lo scorso carnevale le signore presentarsi al teatro colle cuffie gu...

Pesto di fave: il pesto primaverile per eccellenza

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 di Maria Lombardo Il pesto di fave, conosciuto anche con il nome di ‘Pestun de fave’ o ‘Marò, ha origini antichissime e in passato veniva utilizzato principalmente per insaporire il pane secco. Il pesto di fave è un’ottima alternativa per servire le fave e condire gustosi primi piatti o realizzare sfiziosi crostini. Scopriamo come realizzare il pesto di fave. Pesto di fave: ingredienti e procedimento il pesto di fave si realizza rigorosamente con le fave fresche, ingrediente principe di questa ricetta. Questo pesto dal sapore delicato è ottimo per condire la pasta, per accompagnare secondi piatti a base di carne. Fave fresche 150 g Pecorino 75 g Olio extravergine d’oliva 70 ml Aglio 1 spicchio Menta 4 foglie Procedimento Sgranate le fave, privatele della buccia esterna più dura e rimuovete la pellicina che le riveste.Versate le fave in un mixer e unite lo spicchio di aglio intero sbucciato, il formaggio grattugiato, le foglie di menta e l’olio a filo. Frull...