Il mantonico bianco calabrese


 di Maria Lombardo

Il mantonico è un antico vitigno autoctono calabrese a bacca bianca. Le sue origini restano ancora piuttosto misteriose. Potrebbe trattarsi di una varietà introdotta in Italia all’epoca della prima colonizzazione ellenica della Locride o forse domesticata in epoca remota nell’area dell’antica Enotria. Le origini greche sembrerebbero confermate dal nome del vitigno, la cui radice potrebbe derivare dal termine grecoΜαντισιος (divinatorio-profetico), legato a un antico uso del vino a scopo cerimoniale e propiziatorio. Oggi è coltivato soprattutto lungo il litorale ionico della Calabria, nel tratto di costa che dalla Valle del Neto, Locri e Palizzi scende verso Bianco. Si tratta di una regione collinare, caratterizzata da terreni calcareo-argillosi, particolarmente vocati per le uve bianche. Il clima è mediterraneo, con estati molto calde e secche, mitigate dalle brezze del mare.Il mantonico è un vitigno che rappresenta un piccolo patrimonio storico del territorio calabrese, per lungo tempo dimenticato e che solo negli ultimi anni si comincia finalmente a valorizzare, anche grazie a un rinnovato interesse verso gli autoctoni.Secondo l’antica consuetudine greca, il mantonico è ancora oggi allevato prevalentemente ad alberello, anche se nelle nuove vigne non mancano impianti a spalliera. La pianta produce grappoli di medie dimensioni, con acini dalla buccia piuttosto spessa, che arrivano a maturazione con un colore giallo dorato. È una varietà a maturazione tardiva e il clima secco della Locride, unito alla presenza di una buccia resistente, hanno favorito la consuetudine di far appassire le uve su graticci prima di procedere alla fermentazione, in modo da ottenere vini dolci e concentrati. Sono vini da dessert dal colore dorato, con riflessi ambra, molto apprezzati per gli aromi floreali e agrumati, uniti a note di miele e frutta secca.Al palato esprimono una suadente morbidezza gustativa, unita a gradevole freschezza e grande persistenza finale. Le versioni vinificate in secco, mettono in luce struttura e un buon corredo aromatico, con note d’agrumi, frutta matura, pesca, albicocca, che con il tempo tende ad arricchirsi d’eleganti sentori di pietra focaia e cera d’api. Gli aromi fruttati sono sempre sostenuti da una viva vena acida, che conferisce al vino scorrevolezza e bevibilità. Nel caso di una breve macerazione sulle bucce, il vino acquisisce una leggera ruvidità tannica, molto caratteristica e piacevole al palato.


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