Ragatelle e Verginelle di Sant’Antonio.


 di Maria Lombardo

Nel giorno della ricorrenza della festa del Santo di Padova, 13 giugno, un tempo nei nostri paesi, erano numerose le persone che offrono al Santo il “voto delle Ragatelle” ovvero i “Rafhatiedhi” cioè i trascinamenti in ginocchio. La manifestazione di devozione e di fede a Sant’Antonio era quella di vestire, in quel giorno, alla monacale, con il saio marrone , i capelli tagliati a coroncina e sandali marrone ai piedi. Così conciato il fedele, in genere anche donna, faceva voto di trascinarsi ginocchioni per tutto il percorso della navata centrale della chiesa , con partenza dalla porta ed arrivo davanti la statua del Santo; poi il ritorno lento e composto, a piedi, fino all’entrata e, daccapo lo stesso sacrificio, per il numero di volte che si era “promesso” al Santo, per la grazia ricevuta, o meglio di cui si era in attesa. Il voto si “pagava” anche col pranzo rituale delle “Verginelle”, in dialetto, ”i Veginiedhi” invitando a casa propria 13 giovani ragazze ed un bambino o ragazzino che rappresentava il bambinello Gesù, a cui venivano “servite” tredici portate diverse. I giovani, a fine pranzo, salutavano i padroni di casa baciando loro la mano e ringraziando per l'invito; mentre i loro familiari, andando a riprenderli, esprimevano l'augurio all’ospitante che il suo voto venisse subito accolto dal santo, e la grazia richiesta esaudita in pieno, con la frase tipica allora in uso:“ Lu Santu mu vi l'accetta”.


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