Sapete che 1847 reggino fu, a tutti gli effetti, il preludio del 1848 in Italia e in Europa.


 di Maria Lombardo

Quando scoppiarono questi primi tafferugli il giovane sacerdote Gaetano Ruffo scrisse un inno Alla Libertà. In cui risultarono parole profetiche poco tempo dopo! Questo collegamento tra moda, ideologia e politica, fu percepito anche dai contemporanei. Il 20 luglio 1848 il Corriere pubblicava una dissertazione per spiegare chiaramente il concetto, portando ad esempio i fatti storici dalla Rivoluzione francese in poi, e concludendo con la constatazione che "il potere della moda esercitò sempre la sua influenza; ebbe vita attiva nei grandi movimenti politici, si mischiò nei partiti, si mostrò come l’espressione del pensiero, ora adottando le fogge di una nazione guerriera, ora i colori della libertà, dell’indipendenza, or quelli di una nazione prospera e tranquilla. […] Che la moda sia collegata cogli avvenimenti sociali e politici… è provato anche dai recenti avvenimenti in Italia. Abbiamo visto lo scorso carnevale le signore presentarsi al teatro colle cuffie guarnite di nastri di tre colori, presenti i dominatori della casa d’Austria; abbiamo visto la moda dei vestiti di velluto proposta per danneggiare le case commerciali della Germania; poi i cappelli acuminati, simbolo della rivoluzione napoletana, calpestati al loro apparire dal bastone della polizia; ma risorti più tardi a nuova e gloriosa vita, accompagnarsi con le fogge svelte e marziali dei popoli della Calabria" . a seguito dei moti in Calabria, venne adottato il cappello alla calabrese, come simbolo di liberalismo, quello alla puritana (da I Puritani del Bellini) o anche quello piumato all’Ernani (il bandito protagonista dell’omonima opera verdiana). La consacrazione ufficiale dei vestiti all'italiana maschili e femminili viene data dal Corriere delle Dame, che ne pubblica a più riprese graziosi figurini.


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