BORGO CROCE: IL PAESE PIÙ COLORATO DELLA CALABRIA




 di Maria Lombardo

Il titolo è eloquentissimo ma la storia di Borgo Croce lo è ancora di più! Borgo Croce, una frazione di Fiumara di Muro abitata da soli 45 “paladini” della propria terra natia, che hanno scelto di restare nonostante tutto. Incastonata tra le colline dell'Aspromonte, Fiumara fu fondata tra il IX ed il X secolo da profughi provenienti dalla città di Cene, presso l'attuale Villa San Giovanni, scappati dalla costa a causa delle sempre più frequenti e violente incursioni dei pirati saraceni. Inizialmente, questo insediamento ebbe nome Cenisio in ricordo dell'antica Cene. Poi, verso il XIII secolo, cominciò a chiamarsi Fiumara dei Mori, alludendo ai saraceni, o Fiumara delle Mura, essendo l'unico insediamento fortificato della zona oltre Reggio. Successivamente si trasformò in Fiumara di Muro e, dal Medioevo, fu il centro dell'amministrazione feudale, col titolo di Università. Costituì fino alla fine del XVII secolo uno fra i centri più grandi e sviluppati di tutto il Reggino, infatti, essendo il centro dell'amministrazione ecclesiastica della zona e avendo la sua arcipretura giurisdizione su tutte le parrocchie e le chiese nel suo territorio, fu anche il più importante centro commerciale e agricolo del circondario, oltre Catona. Fu guidata dalle più importanti famiglie nobili del tempo tra cui i Ruffo, i Sanseverino e i Carafa. A partire dal XVII secolo molti paesi della Signoria di Fiumara cominciarono a chiedere l'autonomia fino al 1806 quando, con il decreto di Giuseppe Bonaparte che abolì tutte le amministrazioni feudali, dopo più di sei secoli di storia, finì la storia gloriosa di questo borgo e delle motte vicine. Persa la predominanza sulla zona, Fiumara accelerò il suo declino, che divenne inesorabile lungo il XIX ed il XX secolo, fino ai giorni nostri, in cui Fiumara risulta il più piccolo paese del circondario sia per superficie comunale sia per abitanti. Tra le frazioni semi abbandonate di questo paesino, una non si è voluta arrendere, Borgo Croce, diventando un esempio per tutte quelle realtà che, per molti studi di sociologia ed economia svolti sui piccoli paesi dell’entroterra del Sud Italia, non avranno un futuro. La riqualificazione dei borghi antichi attraverso l’arte non è una novità in Calabria, ne è un esempio Diamante e Laino Borgo, San Benedetto Ullano e Petilia Policastro dove è presente uno tra i 6 murales più toccanti del mondo e poi ancora a San Pietro di Magisano dove esiste un’opera muraria tra le cento più belle al mondo nel 2023. Ma quello che da due anni a questa parte accade a Croce è una storia ben diversa. Qui non è un singolo artista che ha creato un’attrazione turistica, ma è l’intera comunità che ha deciso di non far morire quell’agglomerato di case e di vicoli pieno di ricordi e di vita vissuta. Ogni estate i giovani che tornavano nel loro paese natale per le vacanze, seduti nella piazzetta, si ripromettevano di fare qualcosa di bello per il borgo ma poi si rimandavano sempre. Alla fine della bella stagione partivano e nulla era cambiato. Ogni anno la solita vita ma sempre con meno persone. Un murales solo non avrebbe reso il posto appetibile per i visitatori.Le facciate mai finite, i santi e le madonnine chiuse nelle teche e i panni stesi ad asciugare al sole sono i tratti distintivi dei paesi calabresi. Anziché provare a nasconderli, sono stati valorizzati. Le case del “non finito” sono state dipinte e disegnate con gli antichi detti reggini, lungo una scalinata è riportato il testo di una canzone di Mino Reitano che proprio qui, a Fiumara, ha avuto le sue origini. I bambini che corrono per strada, i giovani che sgomitano quasi per ottenere la foto o il video più bello, le coppiette stringersi nel Vicolo del Bacio. Un lavoro che «ci ha dato una nuova identità», dicono gli abitanti. Il successo dell'idea ha condotto lo scorso aprile a costituire l'associazione “Borgo Croce”, che accoglie i visitatori coinvolgendo i residenti e organizzando iniziative ricreative. Lavorando a tarda sera, al termine delle rispettive occupazioni, i volontari continuano a riempire il borgo di immagini iconiche, tra animali, cuori e motti in dialetto, ma anche sistemando piante, decorando le strade con girandole e gagliardetti, creando installazioni come quelle dei grandi papaveri. La scalinata che porta alla chiesa è stata arredata con divani, cuscini e poltroncine e vasi di fiori freschi e l’unico punto di ristoro del paese, che serve esclusivamente prodotti della zona, è stato ricavato da un locale adiacente la chiesa dedicata a Gesù Bambino, costruita accanto a ciò che resta dell'antico convento domenicano, impreziosita da una statua di Gesù Bambino il cui abito secondo tradizione viene sostituito ogni due anni dalle spose in attesa di maternità. Lungo le vie del paesello, potreste notare anche alcune poesie affisse vicino agli angoli più colorati, si tratta di composizioni dialettali di un poeta locale, Giuseppe Sergi, abitante di Borgo Croce. Una casetta è stata adibita a mostra per l’estate 2023 delle opere di The Calabreser, un progetto artistico dell’illustratore Giuseppe Talarico, che nasce dal desiderio di far parlare la Calabria attraverso le copertine di una rivista immaginaria ispirate al “The New Yorker”. Ogni copertina mostra una sfaccettatura della “Calabresità”, in tutte le sue forme e significati. Pian piano i visitatori continuano ad arrivare e ad aumentare. I media ne parlano ed è diventato virale in rete, dove i blogger raccontano le loro straordinarie esperienze di visita attirati dalla fantasia, dalla creatività e, soprattutto, dalla voglia di riscatto e di amore verso la nostra terra. Qui non ci sono negozi, tutte le strade portano alla piazza e ti imbatti negli odori che arrivano dalle finestre delle case dove le signore cucinano i piatti di una volta. Qui non c'è un bar o un tabaccaio,. Borgo Croce è diventato oggi un museo a cielo aperto, un luogo dove storia, colore e arte convivono e meravigliano tutte le persone che scelgono di passare da qui. Un luogo dove esiste ancora il senso di comunità, dove tutti fanno la loro parte per migliorare il luogo in cui si vive. E se la strada fosse nelle condizioni migliori arriverebbero tantissime persone in più. Un gioiello difficile da raggiungere, come l'intera vallata del Catona, che chiede da anni un collegamento. E' il solito muro, talvolta invalicabile, che frena lo sviluppo dei nostri territori, quello dei collegamenti che non esistono o sono inefficienti, inaccessibili, rischiosi. Il grande ostacolo alla rinascita di quest'area è la famigerata Strada provinciale 6, la via interna che porta verso il paese, della quale l'amministrazione comunale ha spesso segnalato l'urgenza di una messa in sicurezza e risanamento, infatti tra buche, crescita incontrollata di siepi e rischio di smottamenti, lo stato della Sp, simile nei fatti a una mulattiera, è per molti un impedimento per raggiungere questa zona. Ma i visitatori del borgo a colori non si stanno facendo scoraggiare e ormai ogni weekend l'animazione tra i vicoli si ripete gioiosa. Borgo Croce è il paese dove è vietato essere tristi, dimenticare il senso del tempo, riempirsi gli occhi della gioia del bello e fare incetta di colori prima di tornare nelle monocromatiche città. Insomma chi vuole trovare un luogo da vivere in tutte le sue sfaccettature non può non fare un salto in questo borgo.


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