La secca di Amendolara (CS).
di Maria Lombardo
Ad Amendolara Marina borgo marinaro dell’alto Jonio
esiste una secca di 12 miglia a 20 metri sotto il livello del mare. Era
probabilmente un’antica isola abbissatasi per erosione. Il tutto è dimostrato
da alcune carte antiche (XVII-XVIII sec.) che parlano di un isolotto, detto
"Monte Sardo". Particolarmente
interessante è stata la scoperta di antiche carte nautiche che dal 1600 sino
all'inizio del 1700, riportano nell'area in cui attualmente insiste la Secca
una vera e propria isola denominata "Insule Febrae" o "Monte
Sardo". Il banco o secca come dir si voglia era praticamente sconosciuto fino al 1936 e nessun
portolano lo segnalava.Venne scoperto proprio in quell’anno durante alcune
ricerche scientifiche condotte da una nave della marina militare e dopo alcuni
dragaggi fu rinvenuta anche un’ancora di tipo siracusano del 1V secolo a. C.
insieme ad alcuni relitti lignei.
Eliano, storico a cavallo tra il 11-111 secolo d. C., narra della grossa
spedizione di 300 navi, una specie di « invincibile armada » che Dionisio il
Vecchio, tiranno di Siracusa, inviò nel 377 a. C. per sconfiggere i fieri
avversari di Thurio.Una
leggenda e alcuni studi recenti vogliono che il Monte Sardo oramai sprofondato
da alcuni secoli fosse stata l'Isola di Ogigia, ove la ninfa Calipso detenne Ulisse secondo l'Odissea di Omero. Attenzione cari lettori se volete approfondire c’è l’articolo in questo
blog Ogigia in Calabria. Insomma è una sea- mount! Oltre alla leggenda vi è
però la nota storica si cronicizza che che nel 377 a.C. la flotta di Dionisio
il Vecchio, costituita da 300 navi da guerra, affondò proprio in queste acque. Le navi erano arrivate nei pressi della
nostra costa quando inspiegabilmente andarono a picco e per i turini era stato
il dio Borea (i venti del nord) a
punire gli avversari. Vero- similmente le navi incapparono nei frangenti creati
dal banco e nei terribili vortici noti da secoli con il nome di «Vortici
di Albidona».Inoltre è nota da sempre ai pescatori locali per la
qualità e la quantità di specie ittiche presenti nonché per un alone di mistero
che la circonda a causa degli improvvisi fortunali che si abbattono in
quell'area di mare. Una ricca
biocenosi coralligena con alghe calcaree, spugne, briozoi, anellidi, echinodermi, ascidie,
crostacei e pesci, è stata scoperta di recente dai
ricercatori del dipartimento di Biologia dell’Università di Bari Aldo Moro, Ulr-Bari
del Conisma, nella secca di Amendolara.
I pescatori della
zona da tempo riferiscono d’immersioni nelle ricche acque del Banco e non a
caso si sono registrate morti di archeologi subacqui in tragiche circostanze.
La Secca di
Amendolara è tutelata dalla normativa comunitaria in materia di habitat
naturali e, nello scorso anno, è stata designata anche come Zona Speciale di Conservazione dal Ministro dell’Ambiente, della Tutela del
Territorio e del Mare.
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