La storia dimentica del partigiano calabrese Rocco Marra


 

di Maria Lombardo


La vicenda di Marra di Sant’Alessio d’Aspromonte è emblematica sotto molti aspetti e consente di liberarci anche dell’ultimo tabù sui partigiani meridionali. Leone, questo il suo nome di battaglia, non è un soldato dell’esercito italiano rimasto intrappolato a nord dopo l’8 settembre; e non è neppure un disertore dell’esercito di Salò perché non è ancora stato chiamato alle armi essendo nato nel febbraio del ‘26. Marra è un giovanissimo operaio delle Officine Savigliano, emigrato l’anno prima dalla sua Calabria accodandosi ai Romeo, una famiglia di santalessoti in cerca di fortuna a Torino. L’esperienza in fabbrica, il suo spirito intraprendente e ribelle gli hanno impresso presto una solida coscienza antifascista. La sera del 25 gennaio ’44, insieme a quattro dei suoi compagni, prende la via della montagna. Al mattino del giorno successivo, giunti in Val di Lanzo, nella borgata Chiaves, si presentano al tenente Guglielmo Conti, in realtà il sottotenente dell’aeronautica Girolamo Rallo di Catania, che guida il gruppo “Etna” dopo essere stato tra i primi ad abbandonare la sua caserma all’armistizio. Il coraggio e la determinazione mostrati valgono a Marra, nonostante la giovanissima età, il ruolo di caposquadra nella Brigata Garibaldi guidata dal piemontese Giovanni Burlando, detto “Primula rossa”. Il 5 settembre scatta l’operazione Strassburg, un’imponente operazione che unisce tedeschi e fascisti nel rastrellamento anti-partigiano sulle montagne sopra Lanzo. Il 13 un reparto tedesco, informato della presenza di Leone e dei suoi compagni in una villa abbandonata, si porta a Monastero e cannoneggia dal basso la base partigiana. Leone sarà trovato morto con una granata in mano nel tentativo di un’impossibile difesa. Le sue spoglie, anche queste tra quelle rinvenute da Grosa, sono custodite in una cella del Sacrario dei Partigiani al Cimitero Monumentale di Torino ma sulla targa è stato scritto “partigiano ignoto 1944” in quanto all’epoca del ritrovamento non fu possibile distinguerla da quella di altri suoi compagni. Come Marra molti altri partigiani meridionali attendono di essere riscoperti e onorati nei comuni dove sono nati e da dove partirono senza potervi fare ritorno.

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